Se oggi ponete il quesito su ogni social, a ogni pubblico internazionale, otterrete almeno il 75% (e mi sono tenuto stretto) di voti a favore da parte dei tifosi che giudicano ci fosse rigore per la Germania per fallo di Cucurella. Ma la maggioranza non ha ragione. E non solo per opinione mia. Ma per direttive Uefa internazionali, ribadite a ogni briefing arbitri-media a inizio stagione e a inizio Europeo.
Stesso caso del rigore di Roma-Siviglia contestato da Mourinho, e anche là non aveva ragione il tecnico.
Nastro riavvolto ad agosto scorso, Montecarlo, clinic di Roberto Rosetti responsabile arbitrale dell’Uefa con i giornalisti di tutto il mondo. Vengono esposte e spiegate varie situazioni con casi avvenuti nel corso della stagione. Nota: non è per intenderci come in Italia quando l’appuntamento con un responsabile arbitrale in tv suona sempre come un giustificare le decisioni prese a prescindere. Rosetti fa vedere anche casi in cui l’arbitro sbaglia.
Si arriva a Roma-Siviglia, e Rosetti spiega esattamente perché fosse giusto non assegnare il rigore: posizione del braccio congruente al movimento del corpo (la discriminante più importante); il braccio punta verso il basso; il braccio non è a mezz’aria.
Fast forward al 13 giugno, vigilia dell’apertura degli Europei, Monaco di Baviera. Briefing di Rosetti con i giornalisti di tutto il mondo, e si affronta ovviamente lo stesso caso, anche perché è universalmente il più controverso. Identiche indicazioni.
E dunque il tocco di Cucurella non è rigore, anzi rispetto a Roma-Siviglia si aggiunge che lo spagnolo sta anche ritraendo il braccio.
Certo è in una terra di mezzo di giudizio dove l’arbitro deve avere la personalità di non andare dove lo porta il giudizio popolare (lo stesso Taylor ha fatto un disastro nel resto della partita), ed è il motivo per cui in Italia sbagliamo ad assegnare quei rigori (e a giudicarli sui giornali), non a caso nel nostro movimento in questo momento avremo non più di 3-4 arbitri di personalità.
E se pensate che Rosetti sbagli, o che l’Uefa si sia tirata dalla tasca questa interpretazione, sappiate che è universalmente così da quasi due decenni: personalmente ricordo una ospitata di Collina a La Domenica Sportiva credo nell’autunno del 2010, quando aveva ruolo di responsabilità nella Uefa, spiegando esattamente la stessa filosofia di fondo. E dunque la posizione congrua del braccio rispetto al movimento del corpo – non scomposto ovviamente – come discriminante principale.
Sarà impopolare, ma questo è, e francamente è giusto. Altrimenti ci si trova nella situazione della Serie A 2019-20, l’anno del covid, con gli attaccanti che fanno il tiro a segno alla mano per ottenere il rigore, e il gioco completamente snaturato.
Direte: “ma in Italia si danno”. Ok, ma poi non lamentatevi se in Europa non ce li fischiano.
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