Siamo usciti nel modo peggiore possibile, senza mostrare padronanza nella gestione dell’orgoglio. La squadra del ct Luciano Spalletti è apparsa spaesata e sfiduciata, davvero mai in partita. La Svizzera ha incantato il gioco con dinamismo, determinazione e grande qualità. Azzurri mai davvero in partita, anche se la reazione d’orgoglio davvero non si è mai vista.
Le ammissioni di colpe non bastano perché i problemi partono ben da lontano e tutti, nell’ambiente e non solo, ne sono ampiamente consapevoli. Di certo il lavoro nei settori giovanili non è quello che dovrebbe essere, così come la Federazione ha fatto diverse scelte sbagliate. Ma guardare il futuro non è così semplice, nonostante Spalletti oggi abbia detto che la parentesi deve essere archiviata in fretta: “Se giudichiamo l’Europeo dobbiamo dire che ci siamo arrivati con una qualificazione meritata, anche se difficile. C’era subito l’urgenza di questi risultati e sapevamo di avere un girone con difficoltà massimali, lo racconta un po’ anche la storia: abbiamo affrontate squadre organizzate da un punto di vista di esperienza e maturità. Noi sia come esperienza fatta che come età media eravamo tra le 5-6 squadre più giovani, addirittura la penultima come presenze dei calciatori convocati dentro questa competizione. Però era una scelta fatta insieme e pensavamo a risultati differenti”.
Cambiare tanto, a livello strutturale, per incidere di più. Ma nessuno ha mai il coraggio di fare i passi indietro determinanti per cambiare tutto, per rivoluzionare una scena che ad oggi non è in grado, a livello strutturale, di competere con le moderne scuole europee.
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