Polemico, divertente, a tratti illogico e per epilogo di sicuro impronosticabile. L’ultimo GP d’Austria va in archivio, con valutazione oggettiva, come una delle gare più emotivamente valide degli ultimi tempi. Tutto, o quasi, non è andato come previsto, ma non tutto quello che si è visto tra le curve del Red Bull Ring può essere giudicato con un voto positivo.
La Red Bull e Verstappen son sembrati ancora una volta (non la prima in questa stagione, ndr) umani e battibili. Dominanti ad inizio week end, tra Sprint Race e qualifiche, imperfetti e per questo accessibili nella gara della domenica. L’irruenza tecnico-comportamentale di Max, l’errore in un pit stop decisivo, il nervosismo, autentico, nel post per una gara di casa gettata alle ortiche. La Red Bull e il suo alfiere sono di questo mondo, o perlomeno son tornati ad esserlo, quanto per demerito proprio o per meriti altrui è difficile dirlo con esattezza.
Tuttavia, preferiamo concentrarci sulla seconda eventualità e in particolar modo su una crescita ormai definitiva che McLaren e Norris, ma non meno Piastri, hanno concretamente perfezionato. Settimo podio consecutivo e la consapevolezza che senza la scena madre dell’intero fine settimana, e cioè il contatto al giro numero 64 tra Verstappen e lo stesso Norris, sarebbe potuto arrivare anche qualcosa di più.
La McLaren è ormai, e a tutti gli effetti, la seconda forza di questo Mondiale. Brillante, giovane e con pochissimi timori reverenziali. Ha vinto a Miami, ha rischiato di farlo ad Imola, si è gestita in Canada tanto quanto a Barcellona, fino ad assaporare lo scacco al Re nella roccaforte di Spielberg. Crescita McLaren e crescita Norris, aspettando Piastri che come detto e visto di talento ne ha e non poco.
La vittoria in Florida ha scrollato dalla mente di Lando lo spettro di restare un’eterna promessa, o eterno secondo se preferite, incapace di concretizzare le occasioni che la sua bravura con un volante tra le mani sommata ad una macchina performante iniziavano, progressivamente, a mettergli davanti. Da quel successo e nelle ultime settimane abbiamo iniziato a vedere un altro Norris, maturo e consapevole, meno timido sia tra le chicane che microfono alla mano.
Norris può diventare l’anti Verstappen? Azzardiamo a crederlo, e perlomeno nel medio termine, perché la diatriba consumatasi in Austria gli lascerà il dente avvelenato, e perché questo sommato a tutto quello che abbiamo scritto sopra è forse l’ultimo tassello che mancava per infiammare un duello che potrà ancora farci discutere.
Il tutto, e torniamo al bilancio del Gp austriaco, nella speranza e con la richiesta che chi governa questa Formula 1 ci consenta di viverli i duelli che la pista saprà consegnarci, senza l’estenuante invasione di campo di un regolamento fatto di sfumature soffocanti. La gara di domenica è stato un valzer di penalizzazioni inflitte, annunciate e poi revocate, roba da labirinto esistenziale sia per chi questo sport lo pratica ma anche per chi si limita a guardarlo.
Esisteva una Formula 1 in cui prendersi a sportellate era pressoché necessario, restituitecela e con questi presupposti potremmo davvero tornare a divertirci.
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