Il Brasile deve chiudere il discorso qualificazione: nella notte italiana la Seleção affronterà l’indemoniata Colombia, attuale regina del gruppo D, con il Costa Rica che potenzialmente potrebbe ancora superare la squadra di Dorival Junior, anche se la differenza reti da colmare è ampia (-3 a +3…).
In esclusiva a SPORTITALIA è intervenuto l’ex portiere verdeoro, affermatosi in Italia alla Roma, Julio Sergio, per dirci la sua in merito al percorso di Vinicius e compagni, oltre che su alcuni suoi connazionali finiti nell’orbita dei nostri club in questo mercato estivo.
Il Brasile nel 4 a 1 al Paraguay si è riscattato dopo il deludente pareggio all’esordio?
“Sì, ma bisogna considerare una cosa: quella contro il Costa Rica è stata la prima partita ufficiale del nostro nuovo allenatore, Dorival Junior. In più fatta con una squadra molto giovane, una Nazionale che sicuramente farà molto bene per qualità e talento, ma ci vorrà del tempo”.
Ci vorrà del tempo, ma il Brasile è già pronto a vincere in questa Copa America?
“Secondo me sì, per la qualità individuale che ha. Poi sono tutti giovani e non è semplice vincere una competizione come la Copa America”.
Vinicius è oggi il migliore al mondo?
“Nel suo ruolo sicuramente. Ha qualità, cambio di passo impressionante, sa fare gol. E’ in crescita costante da quando ha scelto il Real Madrid. Se dovesse vincere il Pallone d’Oro non sarebbe una sorpresa”.
Cresce anche a livello di leadership. Per esempio: i tifosi invocano lui per il rigore, ma Vini li fa smettere per sostenere il compagno Paquetà.
“Ha passato tante cose in questi anni, come per il tema del razzismo. Non è semplice mantenere alto il livello con quella pressione e le tante cose extra-campo. Lui non solo non ha perso mai la concentrazione, ma anzi ha proprio alzato il livello. E’ incredibile con tutto quello che ha passato”.
Douglas Luiz alla Juve: che ne pensi di lui?
“E’ un bravo giocatore, ha già dimostrato tante cose. La Juve è tornata a fare investimenti importanti sul mercato. Ci sono tanti giovani dal brasile, ma il Brasile ora paga stipendi altissimi quindi non tutti scelgono per forza di andare altrove a fare carriera. Penso che continuare in Europa con una maglia come quella della Juventus sia stata la scelta giusta per lui”.
Come può impattare in Italia?
“Ha la potenzialità per diventare un grandissimo giocatore. Non è semplice l’adattamento ad un nuovo campionato e Paese. Speriamo che possa, insieme al nuovo allenatore, essere intelligente e sveglio per fare le cose nel modo più mirato e preciso possibile, così da poter incidere fin da subito. Per la qualità che ha non ho dubbi che lo potrà fare”.
Ci fai qualche nome che consiglieresti alle italiane?
“C’è il terzino sinistro Rikelme del Cuiabá, un bravo giocatore. Poi un altro terzino sinistro, Capixaba della Red Bull che è un altro buonissimo giocatore. Al Santos non c’è il difensore centrale Joaquim, che mi piace. Del portiere Bento si è già parlato in Italia da tempo. Di giocatori ce ne sono, il problema sono le cifre che ora girano in Brasile”.
Ti faccio un altro nome: quello di Gabriel Sara, accostato alla Roma.
“E’ un bravo giocatore. Poi ci sono 10 milioni di cose da tener conto prima di poter esprimere un giudizio. Guarda Van der Sar: alla Juve non ha fatto bene, poi ha vinto tutto al Manchester United. O Ibra al Barcellona: non era lo stesso di certo non perché non sapesse giocare a calcio. A Roma è tutto più semplice: si mangia bene, c’è un bel clima, il giocatore ha tutto per fare bene. Poi c’è anche un allenatore giovane che ha voglia di vincere. Non è che non si possa discutere la qualità di giocatore che arriva in Serie A, ma sicuramente se uno arriva fino a lì se lo merita, perché la qualità ce l’ha. Poi se riesce ad esprimere il suo valore dipende dal fatto di mantenere mentalità e testa giusta. Roma è anche una piazza particolare, difficile, dove tutto cambia molto velocemente. La testa è sicuramente il fattore più importante”.
La scelta di puntare forte su De Rossi da parte della Roma, ti piace?
“Quello che dobbiamo chiederci è: se ci fosse stato un altro nome al suo posto, non sarebbe stato confermato dopo aver fatto tutto quello che ha fatto lui? Credo proprio di sì. Perché ha fatto un grande lavoro con squadra che arrivava da alti e bassi con Mourinho. Non possiamo aspettarci che la Roma punti subito allo Scudetto, ma penso che sarà competitiva e che giocherà il calcio che piace al suo allenatore. Poi se vincerà ben venga. Klopp a Liverpool ci ha messo 4 anni per vincere, Ferguson stesso ci ha messo un po’. Il tempo per costruire una squadra ci vuole”.
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