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Calcio

ESCLUSIVA SI Paolillo: “Gravina pensa ai voti, dimissioni sue e di Spalletti doverose. Ci vorrebbe Marotta”

Tempo di rimettere insieme i cocci, fare la conta dei danni e soprattutto capire cosa, da così tanto tempo, non sta funzionando: l’Italia del calcio si ritrova, a due giorni dall’eliminazione da Euro 2024, in un momento sportivamente drammatico. Oltre ai ragionamenti che si stanno facendo dal punto di vista tecnico e di campo, a partire dalla conferenza stampa che ieri il Presidente della FIGC Gabriele Gravina ha tenuto insieme al ct Azzurro Luciano Spalletti, si è iniziato a parlare delle mosse che potrebbero essere attuate per far ripartire il movimento anche a livello politico.

L’ex a.d. dell’Inter, Ernesto Paolillo, ha detto la sua in merito in esclusiva a SPORTITALIA, facendo capire di avere un morale alquanto basso per quanto visto in Germania dalla Nazionale: “Questa Italia a momenti distruggeva anche la nomea dei nostri giocatori…” – ha esordito”.

Quindi secondo lei la rosa non era così male da doversi aspettare un epilogo del genere?

“Non si tratta di rosa, si tratta come si mettono in campo e come si fanno giocare i calciatori. Poi certo, anche la rosa è sbagliata…”.

In che cosa, è sbagliata la rosa?

“Penso al nepotismo che Spalletti ha utilizzato nei confronti di Di Lorenzo, una follia. In quella fascia c’era un giocatore cresciuto nella mia Inter come Bellanova che poteva essere utile. Messi in campo nel modo giusto, certi giocatori si sarebbero trovati ad occhi chiusi. Un esempio? Bastoni messo centrale e poi anche sul centro-destra era in difficoltà nel ritrovare gli automatismi visti con Dimarco all’Inter”.

Nella conferenza di Gravina e Spalletti si è parlato di responsabilità, ma soprattutto di problemi – innegabili – a livello strutturale del movimento calcistico. Ma dove si poteva fare di più al di là di tutti questi problemi a monte?

“Si poteva assolutamente fare di più. Certo non era una squadra che potesse ambire ad arrivare alla finale o a vincerla, visto il livello delle varie Spagna e Germania. Però nemmeno tale da essere eliminata così. Per quanto la Svizzera potesse essere compatta, noi non abbiamo combattuto. E’ stata una resa, i giocatori sembrava non capissero quello che dovevano fare. E’ demoralizzante perché lo stato di confusione è una conseguenza di come ci siamo allenati, di quello che è stato detto di fare ai giocatori e quant’altro. Questi giocatori vanno in confusione quando devono fare delle cose che non capiscono”.

Lei vede grosse responsabilità dell’allenatore e dello staff tecnico in quello che hanno trasmesso?

“Sì, assolutamente sì. Però vede, i mali dell’Italia vengono dall’alto. Da tante problematiche delle quali sono convintissimo”.

Ci spieghi.

“E’ da tempo che dico che questa Federazione così come è diretta e così come sta gestendo i vari eventi del calcio in Italia, non va bene perché è inadeguata. Non sa dare degli indirizzi e quei pochi che dà, li sbaglia”.

Di cosa c’è bisogno, dunque?

“Prima cosa: la Nazionale ha bisogno di allenamenti, di tempo per fare riunioni, raduni affinché i giocatori possano prendere confidenza fra di loro e con la metodologia di gioco. Ma fin quando continuiamo ad avere un campionato a 20 squadre, questo obiettivo sarà impossibile da perseguire. E’ assolutamente inutile questo numero ai fini della bellezza della competizione: averne 20 con un divario così alto fra le prime e le ultime, peggiora lo spettacolo anziché migliorarlo. Gli spazi per allenarsi di più la Nazionale li deve trovare in un campionato che gioca meno e che sia più competitivo”.

Quale numero sarebbe corretto?

“L’ideale sarebbe 16 squadre, ma a quel punto avremmo problemi con i diritti televisivi e di contratti. Quindi almeno a 18. Così non va”.

E poi, che altro?

“Ci deve essere un maggior impegno nella valorizzazione dei giovani. Questo impegno dalla Federazione alle squadre non viene trasmesso. Noi abbiamo una situazione drammatica, con i giovani che non trovano spazio e vengono usati soltanto come merce per fare plusvalenze, per comprare fenomeni stranieri. Questo dipende dalle regole che può e deve dare la Federazione. Non dando queste regole non si fa il bene dei club, perché si peggiora la qualità del campionato italiano. Non c’è lo spirito di voler tirare fuori giocatori per la Nazionale. Guardo anche all’Inter ed a quello che è costretta a fare per adeguarsi alle regole attuali”.

Si riferisce al mercato?

“Sì, in questi anni, con le norme attuali è stata costretta a vendere talenti come Esposito ed altri che sono finiti all’estero. Noi a nostro tempo avevamo tirato fuori gente come Balotelli e Santon. Adesso questi giocatori non hanno più spazio perché appena emergono vengono venduti per fare plusvalenza. Questo non va assolutamente bene, non fa crescere il calcio italiano. Comunque gli errori della Lega e della Federazione sono tanti, anche a livello tecnico. Guardate Fagioli”.

Non doveva essere convocato?

“Non ho niente contro di lui, ma è inammissibile che giocatori che hanno avuto dei comportamenti sanzionati, non sanzionabili soltanto, ma proprio sanzionati, poi vengano perdonati come se niente fosse. Non c’è disciplina, ordine e regole. Io da interista vorrei tenere Marotta a vita all’Inter, ma ad esempio una persona con la sua mentalità come presidente della Federazione sarebbe l’ideale per il calcio italiano”.

Si parla proprio di Marotta per questo pool di esperti, pensato da Gravina per migliorare il colloquio con i club…

“Gravina lo fa per difendere sé stesso. Io credo poco a questa cosa. Non credo al fatto che chi non abbia voluto dialogare fino ad ora, improvvisamente sia capace di farlo, quando sente che la situazione comincia a traballare”.

Si aspettava le dimissioni da parte sua e di Spalletti?

“Erano doverose. In una situazione del genere, il Presidente della Federazione ed il commissario tecnico devono dimettersi. Questa è serietà e coerenza. Le dimissioni devono essere date e pretese dall’alto. La realtà è stata lo spettacolo che hanno dato, che è il risultato dei loro comportamenti, delle loro decisioni. Parlo delle scelte dell’allenatore e delle regole che il Presidente ha imposto al calcio italiano e che sono fuori da ogni logica”.

Ieri in conferenza riguardo a questo aspetto Gravina ha spiegato però che non è così facile per la Federazione intervenire con delle regole, per esempio nell’imposizione dell’utilizzo dei giovani…

“Ma non è assolutamente vero. A questo punto quello che si vuole è avere i voti per la prossima elezione, tenendo buoni tutti, non prendendo decisioni che possano essere malviste dalla maggioranza. Ma la riduzione del numero di squadre del campionato, per esempio, era stata proposta ed era stata anche approvata dai grandi club. Alla fine si fa decidere a tutti gli altri in Lega perché conta di più avere i voti: avere 20 squadre in Serie A sono 2-3-4 voti in più”.

Il tema delle squadre-b, in aumento quest’anno è importante?

“Di questo ne sono convinto. Io mi occupavo di Inter, ma per due anni sono stato anche a dirigere lo Spezia, quando chiaramente c’era lì Moratti. Avevo portato allo Spezia i vari Cordaz, Dellafiore, Beati, Meggiorini. Tutti giocatori che venivano dalla Primavera dell’Inter e che così giocavano un campionato vero. E’ molto diverso dal semplice campionato Primavera”.

Prima di salutarla, riguardo alla sua Inter: Josep Martinez le piace come acquisto?

“Assolutamente sì, mi piace come acquisto. Abbiamo la fortuna di avere gente che di calcio ne sa al vertice della parte sportiva. Abbiamo Marotta in società ed anche Ausilio che avevo trovato nel settore giovanile, lo avevo portato con me allo Spezia, dal settore giovanile alla prima squadra, perché il ragazzo sin da allora era molto molto bravo e meritava di mettere a disposizione della società questa sua grande capacità di scoprire talenti”.

Daniele Najjar

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