La rivelazione di Sinner ha fatto il giro del web e destato un po’ di preoccupazione nei tifosi: Ferrara non approva assolutamente
Di tempo libero non è che ne abbia molto. Trascorre le sue giornate dividendosi tra la palestra e il campo e viaggia per 10 mesi l’anno senza battere ciglio. Quando i ritmi serrati del Tour glielo permettono, però, è a casa che fa sempre ritorno. Non gli interessano il mare e il lusso, i ristoranti stellati e i centri benessere.
Jannik Sinner preferisce di gran lunga riempirsi i polmoni dell’aria buona dell’Alto Adige e tornare a dedicarsi, seppur per una manciata di giorni soltanto, alle cose che scandivano la sua quotidianità ai tempi in cui ancora viveva tra i monti con mamma Siglinde e papà Hanspeter. Come sciare, ad esempio, attività alla quale riservava ogni giorno, come ha rivelato di recente raccontando la sua routine pre-tennis, almeno un paio d’ore.
Ha iniziato prima a sciare e poi a camminare, praticamente, come la maggior parte delle persone nate, al pari del numero 1 del mondo, a 1300 o più metri sul livello del mare. E corre a farlo ogni volta che ne ha la possibilità, essendo lui un amante del brivido, della velocità e dell’adrenalina che solo certi sport sono in grado di dare. La prima cosa che fa, al suo rientro a casa, è questa: infilarsi tuta e scarponi e correre in vetta per poter affrontare quelle piste che gli sono così familiari e sotto il cui strato di neve ha lasciato, evidentemente, un pezzo del suo cuore.
Un paio d’anni fa si è divertito a sciare in compagnia di Lindsey Vonn, ma di solito lo fa in compagnia dei suoi amici o del fratello Mark. Mai, invece, con i membri del team, la sua seconda famiglia, che probabilmente non reggerebbero il colpo.
“Il mio preparatore fisico ha gli incubi quando sa che vado a sciare, ma lo rassicuro ogni volta”, ha confessato Jannik all’Equipe, parlando della sua passione per gli sci e, più in generale, per le attività “pericolose”. Sa di essere bravo, ha aggiunto, ma ha anche ammesso di non essere più spericolato come una volta, probabilmente perché sa bene che un infortunio potrebbe costargli la carriera. Ai go kart, però, non rinuncia mai: toglietegli tutto, ma non le sfide sull’asfalto con gli amici.
“Quando ero piccolo, ci andavo al massimo, al 110%. Ora forse ci vado al 70%”, ha concluso, tornando a parlare di sci, con buona pace di Umberto Ferrara, il suo preparatore, che ogni giorno si prodiga per custodire questo “diamante” nel migliore dei modi. Come fosse, perché in effetti lo è, uno dei gioielli più preziosi al mondo.
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