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Calcio

ESCLUSIVA SI Copa America, Gir. D: il Paraguay presentato da Marcelo Estigarribia

Rivedi qui l’intervista con Marcelo Estigarribia:

Domani tocca al Paraguay: la squadra di Daniel Garnero è attesa nella notte fra lunedì e martedì (nella mezzanotte italiana) al complicatissimo esordio contro la Colombia. Un match che dirà molto sulle reali intenzioni di questa squadra che arriva all’appuntamento con voglia di stupire.

In esclusiva a SPORTITALIA è intervenuto l’ex centrocampista di Juventus, Sampdoria, Chievo ed Atalanta, Marcelo Estigarribia, per parlarci della Albirroja, con la quale ha raggiunto una storica finale nel 2011, poi persa contro l’Uruguay. In quella edizione il Paraguay eliminò ai quarti il Brasile ed in quella storica sfida Estigarribia trafisse Julio Cesar nella lotteria finale dei rigori, presentandosi sul dischetto dopo aver assistito a ben tre errori consecutivi dai tiratori precendenti: dapprima sbagliarono Elano e Thiago Silva per il Brasile e Barreto per il Paraguay, poi andò in rete lui seguito da un altro errore, quello di Andre Santos per i verdeoro. Riveros fece il suo dovere, Fred no, per un totale di 4 penalty sbagliati dai verdeoro e 2 dai paraguaiani.

Che sensazioni hai per il Paraguay in Copa America?

“Le sensazioni sono buone. Qua in Paraguay abbiamo un progetto in atto con molti giocatori giovani che stanno facendo bene anche all’estero. Le aspettative sono alte. Sappiamo che non siamo in un girone facile. La prima partita sarà contro la Colombia che sta facendo molto bene e che ha battuto di recente gli Stati Uniti per 5 a 1, poi ci sarà il Brasile. Sarà una Copa America dura, però credo che il Paraguay possa fare bene”.

Prima di parlare di attualità facciamo un passo indietro. Il momento più alto del Paraguay negli ultimi 40 anni è stato nel 2011, c’eri anche tu. Ti riporto al momento in cui nei quarti contro il Brasile, prendi la palla del terzo rigore, dopo che 2 tuoi compagni già avevano sbagliato e ti presenti contro Julio Cesar. Cosa ti è passato per la mente in quel momento?

“E’ stata una partita molto difficile quella. Il Brasile fra l’altro già ci era toccato affrontarlo nel girone. Per la testa non mi passò nulla, solamente di prendere la palla, calciare e fare gol. Il campo non era in buone condizioni, Barreto mi aveva detto che quando mettevi il piede d’appoggio per calciare il terreno si alzava. Mi aveva detto di stare attento. Per fortuna ho segnato e poi siamo arrivati fino alla finale, prima di arrenderci ad un grandissimo Uruguay che era appena arrivato terzo al Mondiale in Sudafrica. Arrivare in finale nella Copa America dopo essere arrivati ai quarti del Mondiale prima non fu facile. Si giocava in Argentina e tutti pensavano che la finale sarebbe stata fra l’Albiceleste ed il Brasile. Invece noi abbiamo eliminato il Brasile e l’Uruguay ha eliminato l’Argentina. Ti racconto un aneddoto”.

Prego.

“Tutti i biglietti per la finale li avevano già acquistati tifosi dell’Argentina e del Brasile. Quando arrivammo alla finale con l’Uruguay ci accorgemmo che c’erano tanti argentini e brasiliani che cercavano di vendere i biglietti ai miei connazionali”.

Poi avete dovuto affrontare gente come Suarez, tu entrasti già sul 2 a 0 in quel caso. 

“Avevo fatto tutta la Copa da titolare, la squadra era stanca, il portiere Villar aveva giocato con una lesione al flessore. Ai quarti ed in semifinale avevamo giocato i supplementari. Io entrai sul 2 a 0 e di fronte c’erano giocatori come Suarez, Cavani, Godin, Caceres, Muslera, giocatori nel loro splendore che erano cresciuti assieme dall’Under 20. Hanno vinto tranquillamente, noi siamo stati contenti comunque di un risultato che è stato grande”.

Stavolta nel girone ci sarà una Colombia che non perde più ed un Brasile che pur se in difficoltà ha alcuni dei migliori giocatori del Mondo, come Vinicius. Quante possibilità ha di andare ai quarti?

“Non sarà facile, ma sono ottimista, ce la può fare. La Colombia è molto forte, individualmente e collettivamente. Il Brasile ha campioni che se si svegliano bene possono metterci in difficoltà. Il Paraguay ha giocatori che stanno bene. Almiron, Enciso, Ramon Sosa che sta facendo molto bene in Argentina, il nostro capitano Gustavo Gomez, uno dei leader del Palmeiras nonché capitano anche lì, ha vinto 2 Libertadores. Non sarà facile, ma come squadra ho visto cose importanti nelle scorse amichevoli”.

Enciso svezzato da De Zerbi, può fare una carriera davvero importante?

“E’ un giocatore forte, è giovane, nel Brighton ha fatto benissimo. Nell’ultimo campionato ha giocato meno, si è infortunato, speriamo possa fare bene ha tanta qualità ed è differente dagli altri. Anche Almiron ha subito un infortunio. Ramon Sosa al Talleres sta giocando alla grande, in tante lo vogliono e si parla del Wolverhampton su di lui. Insomma, la rosa è buona e spero passi il girone”.

Gustavo Gomez è la roccia, il leader. In Italia non ha fatto molto bene, ma in Sudamerica è tornato ad essere una guida. E’ la sua occasione di fare qualcosa di importante ancora con la Nazionale?

“E’ vero, ma lui era giovane quando è arrivato in Italia ed il Milan in quel periodo non era la squadra di oggi, così organizzato: oggi se vai in rossonero fai bene di sicuro perché già funziona tutto. Si è rilanciato al Palmeiras ripartendo da zero. E’ capitano nonostante in squadra ci sia Felipe Melo, che sappiamo che tipo di leader sia. Il Palmeiras è una grande squadra in Sudamerica, non è facile diventarne il Capitano, lotta sempre per vincere, tanto è vero che ha vinto due Libertadores lì”.

Come stai tu? Da gennaio sei libero da club: cos’hai in progetto per il futuro?

“Da gennaio non ho giocato perché ho fatto un intervento al ginocchio, però ora sto abbastanza bene, mi sto allenando con un preparatore. Vediamo, non ho prerogative. Se devo giocare lo farò, ma mi sto allenando anche per me stesso, non solo perché voglio giocare ancora. Se ci sarà l’opportunità di tornare lo farò. Poi ho fatto il corso da allenatore”.

Vorresti allenare dunque?

“Non lo so ancora. L’ho fatto perché c’era la possibilità di fare il corso ed ho pensato: non mi farà male sapere un po’ meglio come pensano gli allenatori, come gestire una squadra. La mia idea è quella di giocare ancora sei mesi/un anno in più, poi vediamo che succederà”.

Daniele Najjar

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