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Calcio

ESCLUSIVA SI Copa America, Gir. C: la Bolivia presentata da Ruben Tufiño

C’è un momento rimasto nella memoria dei tifosi boliviani: quello dell’estate 1997, quando la Verde è riuscita ad arrivare fino alla finale della Copa America che ospitava, 34 anni dopo la vittoria del ’63.

Chi nel ’97 c’era è Rubén Darío Tufiño, ex storico portiere della Nazionale, che è intervenuto in esclusiva a SPORTITALIA per parlarci della squadra oggi allenata da Antonio Carlos Zago, che esordirà questa notte contro gli Stati Uniti.

Quanto è grande l’amore per il calcio in Bolivia, anche senza grandi vittorie recenti della Verde?

“Il calcio in Bolivia è una passione vera. Non conta il fatto che non abbiamo avuto grandi gioie negli ultimi 30 anni. L’ultimo vero grande risultato è stato l’accesso al Mondiale ’94. Poi certo ci sono le nostre squadre che partecipano alla Libertadores ed alla Copa Sudamericana, ma non sono mai andate troppo in là. Il Bolivar del 2004, dove c’ero anche io, ha fatto una delle imprese più ricordate, con la finale della Copa Sudamericana raggiunta”.

Ora che speranze ha per il movimento?

“Ultimamente ci sono state tematiche oscure delle scommesse, sulle quali la Federazioni deve monitorare le cose, per il rischio di perdere credibilità. Speriamo che il nostro campionato possa diventare più forte, è l’unico modo per competere”.

Come?

“Lavorando molto e formando i giocatori da quando sono molto piccoli. In questo modo potremo fornire giocatori migliori anche alla Seleccion”.

Cosa ricorda della Copa America ’97?

“Ricordo soprattutto che ha segnato molto i tifosi boliviani per la festa grandissima che ne è conseguita. Non abbiamo molte cose per le quali essere allegri, ma il calcio ce ne ha data una nel ’97. E’ ancora fresco il ricordo di quella Copa, perché purtroppo 27 anni non abbiamo più avuto una gioia paragonabile a quella. Solamente a livello di club con la finale del Bolivar che dicevo prima. E’ stato grazie al lavoro che abbiamo fatto, che è stato possibile. La cosa più importante ora è una”.

Quale?

“Che i tifosi non perdano la fede e che il calcio torni a dare loro felicità. Dobbiamo migliorare, andare avanti. Dobbiamo crescere come campionato e dare le migliori condizioni possibili ai club affinché crescano e mandino giocatori migliori alla Seleccion. Ora purtroppo dobbiamo monitorare il tema delle scommesse, un problema che ci fa perdere credibilità, anche se riguarda molti paesi”.

Quali giocatori sono per lei più interessanti della squadra attuale?

“Ci sono almeno un paio di giocatori che mi paiono molto interessanti. L’esterno sinistro Roberto Fernandez, che gioca in Russia e poi Ramiro Vaca del Bolivar. Sono promesse che spero possano crescere bene. Cito anche Miguel Terceros del Santos, che ha già fatto qualche presenza con la prima squadra anche se gioca soprattutto a livello di giovanili ancora. Anche lui è interessante, offensivo, con un bel tiro e buona tecnica. Giocando all’estero poi possono crescere molto”.

Che speranze ha di vedere questa squadra superare il girone?

“Si dice che la speranza sia l’ultima a morire. Io ne ho di speranze di passare il turno. La Bolivia ha una buona tradizione contro le squadre ospitanti. Io giocai contro il Paraguay che ospitava l’edizione ’99 e pareggiammo. Nel 2004 facemmo lo stesso con il Perù che giocava in casa, dopo essere stati in vantaggio 2 a 0. Penso dunque sia importantissimo il match d’esordio contro gli Stati Uniti: se arrivasse un risultato positivo poi chissà. Poi arriverà l’Uruguay che è favorito, ed il Panama che potrebbe essere più alla portata anche se pure se non hanno grande tradizione calcistica, hanno diversi ottimi elementi. Nel calcio nulla è mai scritto”.

Ha paura dell’Uruguay di Bielsa? E’ la favorita insieme all’Argentina?

“La squadra di Bielsa gioca davvero benissimo a calcio. Mi fa paura questa Nazionale. E’ molto compatta, ha molte associazioni fra giocatori al suo interno che funzionano bene. Un goleador come Nunez davanti, temibile. Al di là del tecnico che ovviamente è uno studioso di calcio, sa tante cose e i giocatori hanno capito cosa chiede in campo. Sarà difficile farcela contro l’Uruguay perché ha molti ottimi giocatori, che competono in grandi squadre internazionali: questa esperienza pesa in queste partite”.

Daniele Najjar

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