“Non eravamo da 9 prima, non siamo da 4 adesso”: le parole di Gigi Buffon nel post Spagna-Italia sono chiare e nascondono una percepibile verità, provando ad andare oltre la tragedia e le critiche che sono balzate fuori dopo la sconfitta contro le Furie Rosse. Ma questo è principalmente un problema all’italiana, perché giudizi critici e obiettivi vengono accantonati per lasciare spazio a critiche poco costruttive e senza vere basi. Buffon è vero: contro l’Albania non è stata una partita eccelsa ma gli azzurri avevano dimostrato un buon carattere dopo la rete dello svantaggio. Contro la Spagna la musica è stata diversa, più stonata per meriti della Spagna e per demeriti che giustamente devono esserci.
Ma l’Italia di Luciano Spalletti è in costruzione, ci si poteva aspettare di più, certo, ma pensare di poter dominare in questo momento storico è fuori discussione. Negli ultimi mesi ci sono stati molteplici dibattiti, di vario genere. Da “ma non abbiamo un vero centravanti”, a “il centrocampo è di poca qualità”: bene, tutto questo era vera prima ed è vero adesso, ma questo gruppo ha spesso colmato lacune di natura tattica con uno spirito collettivo difficilmente trovabile in altre realtà. Ora c’è la Croazia, per ribaltare ancora una volta critiche eccessive soprattutto a torneo in corso. E per andare avanti nella competizione. Soprattutto.