94 minuti in cui non c’è mai stata partita: la Nazionale ieri si è arresa al minuto 1 alla superiorità della Spagna. E solo ha nei minuti finali ha avuto un vero sussulto d’orgoglio. Nel mezzo una gara completamente in balia del talento e dei cambi di ritmo delle Furie Rosse. Una gara a senso unico che ha ricordato le sfide del passato, come la finale del 2012, piuttosto che le ultime due occasioni. Una differenza abissale quella tra la Nazionale di Spalletti, l’Italia, e la Spagna di Luis de la Fuente.
Se i primi secondi dell’Albania avevano spaventato, i 94 minuti contro la Spagna per la Nazionale sono stati un incubo. E da questo incubo sarà molto difficile svegliarsi perché la differenza, come ha sottolineato Luciano Spalletti non è stata solo tecnica. La “Roja” è senz’altro stata più squadra, più fresca, più brillante e oggettivamente è stata più forte in ogni fondamentale e in ogni individualità.
Questa superiorità è difficile da colmare, da dimenticare, anche perché è stata una costante per tutta la gara. L’Italia non è mai stata in grado di impensierire Le Normand, Laporte e il portiere Unai Simon. E se alla fine della gara, il tuo miglior giocatore è il tuo portiere, Gigio Donnarumma, allora più di qualcosa non va nei meccanismi azzurri.
La sconfitta durissima, nella prestazione più che nel risultati, suggerisce cautela nei commenti. Dopo la vittoria, seppur in rimonta, sull’Albania era partita una lunga lista di complimenti, probabilmente azzardati ed esagerati. Una esaltazione di una discreta prestazione che è stata riproporzionata dal dominio indiscusso degli spagnoli nella gara di ieri sera alla Veltins Arena di Gelsenkirchen.
Spalletti doveva isolare la sua Nazionale dai complimenti nei giorni scorsi. Da oggi dovrà fare il lavoro contrario: allontanare la squadra dalle eccessive critiche che le verranno mosse.
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