Kvara, fai il bravo. Rabiot, vuoi la luna? Ibra e Theo scollegati

Kvaratskhelia-Napoli non è certo un caso all’improvviso, che nasce in una notte di metà giugno nel bel mezzo dell’Europeo. Kvaratskhelia è una promessa non mantenuta da parte di Aurelio De Laurentiis con tutte le conseguenze del caso. Il Napoli ha ragione da vendere quando dice che i contratti devono essere rispettati, l’agente di Kvaratskhelia avrebbe potuto evitare di alzare quel clamore, il padre che parla sempre è la solita storia di chi vede la possibilità di fare cassa. Ma De Laurentiis avrebbe dovuto chiudere la pratica la scorsa estate, fresco di Scudetto sul petto e con tutta l’esaltazione possibile e immaginabile. L’agente del ragazzo georgiano è stato convocato più volte a Napoli, ma la fumata è sempre stata nera. Chiediamo: è giusto che Kvaratskhelia guadagni qualcosa in meno di 1,5 milioni a stagione mentre il suo compare Osimhen ha sfondato abbondantemente il muro dei 10 a stagione? No che non è giusto, come se il nigeriano fosse stato l’unico protagonista e gli altri solo comparse. Se il Napoli avesse adeguato il contratto di Kvaratskhelia lo scorso luglio (ma anche a settembre) portandolo almeno a 4 milioni, avrebbe fatto una cosa logica e strameritata per il rendimento. Normale che il Paris Saint-Germain lo voglia e che offra la luna, ma ADL non può perdere Kvara. Il Napoli ha voltato pagina con la grande operazione firmata Conte, ma paga errori – anche molto gravi – che ha commesso nel periodo tra giugno e agosto 2023. Nella speranza che i danni possano essere limitati perché servono calciatori contenti e convinti piuttosto che obbligati dal fatto di dover rispettare un contratto. Ma adesso, caro Kvara, fai il bravo perché Antonio Conte ha bisogno di te.

Adrien Rabiot deve ancora dare una risposta alla Juventus. E la Juventus non può andare oltre considerato che ha offerto una cifra superiore ai 7,5 milioni a stagione. Traduzione: Rabiot guadagnerebbe di più rispetto agli attuali emolumenti. Adesso non si tratta di giocare al rialzo o al ribasso perché la Juve ha memorizzato che non è una questione di soldi: se sei convinto di restare dove sei, non è che con un milione a stagione in più la tua felicità aumenta, ti abbiamo offerto tanto e se sei felice firmi e basta. Morale: se non firmi, significa che la signora Veronique (madre e agente di Adrien) sta cercando nuove avventure e noi ti lasciamo andare. È questo il pensiero della Juve che aspetterà ancora per un po’ di giorni e misurerà il desiderio di Rabiot in base alla risposta: più ritarda, più significa che sta cercando altrove… Magari è solo una sensazione, quindi conviene aspettare e non correre troppo con la fantasia. Di sicuro a Thiago Motta piacerebbe averlo a disposizione, lo conosce bene dai tempi del Paris Saint-Germain quando Adrien era ancora un ragazzino. Il rapporto è eccellente, la stima enorme, ma proprio per questo più che fare una grande proposta non si può. In caso contrario, si andrebbe su un’altra mezzala: abbiamo parlato di Fofana in uscita dal Monaco, potrebbe esserci Thuram del Nizza. Se non ci fosse Rabiot, la Juve se ne farebbe una ragione: significherebbe che per Adrien non era una priorità.

Certo, ascoltando Ibrahimovic il giorno prima e Theo Hernandez il giorno dopo siamo stati assaliti da un triplo dubbio che può diventare quadruplo. Ibra ha annunciato Fonseca prossimo allenatore del Milan, ma questa non era una notizia. E poi ha aggiunto che Maignan, Theo Hernandez e Leao sono destinati a restare in rossonero perché sono pilastri insostituibili e perché non gli risultava che la loro idea fosse diversa. Forse Zlatan avrebbe dovuto annunciare che la priorità era quella di mettere a posto i contratti che – nel caso di Mike e Theo – sono in scadenza tra un paio di anni. Contrariamente a Rafa che ha un impegno a lunghissima scadenza con una clausola altissima e difficilmente sostenibile se non da un amatore straricco. Ma sui rinnovi non sarebbe stato giusto approfondire in conferenza, quindi la sortita di Ibra era stata giusta, accorata e approfondita. Peccato, però, che appena il giorno dopo Theo abbia detto esattamente il contrario, con diversi punti di domanda sul suo futuro, come se dovesse meditare a lungo prima di prendere una decisione definitiva. Sappiamo bene che diversi club (Bayern in testa, una situazione collegata a Davies) hanno messo gli occhi sul mancino francese, sappiamo anche che la valutazione del Milan non è di sicuro inferiore ai 100 milioni, ma questi sono altri discorsi e al momento non prioritari. Sfugge, invece, un’altra cosa: Ibrahimovic e Theo Hernandez parlano due lingue diverse nel giro di 48 ore, praticamente agli antipodi eppure sono a libro paga dello stesso club. Diverse volte è capitato che un tesserato abbia detto l’esatto contrario rispetto al dirigente in sede di mercato, ci mancherebbe. Ma a poche ore di distanza e in contrapposizione rispetto a chi è lì per metterci la faccia e un po’ d’ordine evidentemente non può andare bene. E bisogna lavorarci per evitare che queste situazioni -stucchevoli – si ripetano.

Gestione cookie