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Calcio

ESCLUSIVA SI Copa America, gir. A: il Perù presentato dal CT Jorge Fossati

L’intervista di Sportitalia al c.t. del Perù, Jorge Fossati:

Il Perù arriva all’appuntamento con la Copa America come peggio non poteva: orfano di Ricardo Gareca, che fra l’altro ritroverà come avversario all’esordio, ma sulla panchina del Cile per un malvagio scherzo del destino, il periodo successivo al suo addio è stato gestito malamente da Reynoso, che è stato cacciato sei mesi fa. Il Perù, ultimo nella classifica delle qualificazioni al Mondiale, ha chiamato in soccorso il “Nonno” Jorge Fossati, che a 71 anni è riuscito in pochi mesi ha riportare quantomeno entusiasmo e buone sensazioni, per cercare di invertire la rotta nonostante abbia potuto lavorare solo poche settimane.

In esclusiva a SPORTITALIA è intervenuto (prima di iniziare il ritiro) lo stesso Fossati, per parlarci della situazione della squadra, di come è cercato di intervenire in questa situazione e del modo con cui affronterà le prossime rivali.

Quali sono le sue sensazioni prima di iniziare questa Copa? Dovrà affrontare un gruppo duro.

“Siamo consapevoli di questo. Noi dello staff, quando ci siamo assunti questa responsabilità, lo abbiamo fatto proprio per arrivare a questo momento. Per tutto l’anno, ormai noi tecnici siamo diventati dei selezionatori, mentre durante la Copa America, esattamente come accade nelle altre manifestazioni come l’Europeo, siamo allenatori a tutti gli effetti. Magari siamo per tanti mesi alla guida di una Nazionale, ma quanti giorni effettivamente in campo a lavorare? Posto questo, arriviamo con la stessa mentalità di sempre”.

Ovvero?

“Che la prossima partita è quella più importante dell’anno e che la vogliamo vincere. Punto. Parallelamente, cercheremo di usare tutto il tempo che avremo nella Copa per lavorare sia dentro che fuori dal campo, per conoscerci meglio reciprocamente. E perché abbiamo il grande obiettivo di approfittare di questo tempo prima di iniziare, per essere più forti possibile come gruppo al momento di cominciare. Questa è la nostra idea, che non significa che ci stiamo comparando con nessuno”.

In che cosa ha lavorato maggiormente? Ha preso questa squadra in mano solamente da alcuni mesi.

“Se parliamo del lavoro fatto di persona, beh: praticamente nulla, parliamo di una decina di giorni di lavoro prima del ritiro per la Copa America. Due amichevoli. Ed in quelle poche occasioni ciò che abbiamo cercato di fare è stato di trasmettere l’idea che ci piace al collettivo, quella in cui crediamo davvero. Poi in ogni idea ci sono una grande quantità di dettagli, che in queste settimane stiamo facendo il possibile per trasmettere loro”.

In che modo?

“Le prime uscite sono state positive, poi c’erano delle cose che andavano corrette e già lo abbiamo fatto. Questa è un’altra parte del lavoro, che comprende mandare video ai giocatori con le correzioni da apportare, quelle correzioni di cui avremmo parlato qualora avessimo avuto delle riunioni tecniche. L’idea infatti era quella di lavorare con il gruppo più ampio possibile di giocatori prima di consegnare la lista definitivo ed insisto: con l’obiettivo di vincere le partite in Copa. Aggiungo una cosa”.

Prego.

“Spero che tu mi possa intervistare il 14 di luglio, o il 15, e che tu mi dica: “Complimenti per aver vinto la Copa America”. Ne sarei felice, ma ripeterei gli stessi concetti anche in quel caso”.

Avendo così poco tempo per lavorare, in che modo la può aiutare un giocatore esperto come Lapadula?

“Ho avuto l’occasione di lavorare con lui per la prima volta a marzo ed ho conosciuto un grande professionista. Per quanto riguarda la sua qualità, non la scopro io, è riconosciuta pubblicamente. Ma qui non si tratta di parlare di Lapadula o di altri singoli, piuttosto servirà che tutti giochino con il fuoco dentro, in questo momento non c’è niente di più importante del lavoro che stiamo facendo, per trasmettere la voglia di vincere. Serve sacrificio e nessun compromesso: o così o niente. Dare il massimo con il massimo della fede in quello che stiamo facendo, non appoggiandosi ai singoli, ma ad un gruppo forte. Con un gruppo forte, le individualità si esaltano”.

Il messaggio è chiaro: gruppo, non individualità. Le voglio però chiedere di un altro nome, che è quello di Piero Quispe, intorno al quale c’è una certa curiosità. E’ un grande talento?

“Sì, nel suo caso abbiamo iniziato a lavorare con lui da marzo 2023, perché eravamo insieme all’Universitario. Io lo schieravo come centrocampista offensivo, un grande talento che è cresciuto in questi anni. E’ molto tecnico e credo che piano piano diventerà sempre più un giocatore completo. Anche se è specializzato in alcune cose, nel ragionamento di un gruppo, devi saperti calare nella parte di poter fare tutto, sia attaccare che difendere. Vale per tutti, anche per il portiere. Non parlo di salire su un calcio d’angolo per fare gol, ma magari il portiere può aiutare offensivamente la squadra con una uscita intelligente di palla. Così come gli attaccanti sono i primi a dover difendere”.

La terza partita sarà contro la squadra Campione del Mondo. Che partita preparerà? E preparerà qualcosa di particolare per Leo Messi?

“Per prima cosa, la mia filosofia come dicevo prima è che la prossima partita che devo giocare è la più importante dell’anno. Quindi pensiamo partita per partita, perché prima dell’Argentina affronteremo due avversarie che mi incutono grande rispetto, che sono Cile e Canada. Ma non voglio evitare la risposta…”.

La ascolto.

“Ogni partita ha la sua strategia. I concetti che uno cerca di trasmettere ai giocatori non cambiano, però cambia la strategia in base a tanti fattori. Quindi: quando arriverà il momento di affrontare l’Argentina, allora studieremo i rivali per come staranno in quel momento specifico, dopo che avranno giocato 2 partite ed avendo affrontato i nostri stessi rivali. Poi c’è il discorso di Messi…”.

Cosa ci dice in merito?

“L’ho già affrontato con l’Uruguay in passato. Era al Barcellona, che se non era la migliore squadra della storia, quantomeno era nel podio. Ma dovendolo affrontare, non mi è mai venuto in mente di adottare tattiche personalizzate: non credo nelle “persecuzioni” individuali per i grandi giocatori, che sia Messi o chiunque altro. Devi conoscere le sue caratteristiche, la squadra deve lavorare collettivamente per ridurre al minimo il suo potenziale. Ad oggi non mi è mai capitato di affidare un giocatore ad un mio calciatore in particolare”.

Il Perù va negli Stati Uniti per vincere ogni partita possibile, ma qual è per lei la squadra favorita di questa Copa America? 

“Preciso che noi non accettiamo di entrare in campo battuti, ma al contempo dobbiamo essere coscienti che passare il turno sarà una cosa molto complicata. Questo perché se non arriviamo convinti ad un cammino che di per sé sarà complicatissimo, allora avremo ben poche possibilità. Vogliamo aumentare le nostre possibilità con un grande collettivo che esalti le individualità. Per quanto riguarda le squadre favorite, beh, già ne abbiamo nominata qualcuna…”.

L’Argentina?

“E’ la squadra campione del Mondo, qui parliamo della Copa America, ed avendo praticamente la stessa squadra che ha trionfato in Qatar, dobbiamo metterla come favorita. Poi ci sono altre squadre che possono automaticamente essere considerate come favorite: Uruguay, Brasile. Non dobbiamo poi dimenticarci che ci sono Stati Uniti, Messico e Canada, che hanno giocatori nelle migliori squadre del mondo: non sono favorite, ma rivali complicate da affrontare. Se devo sceglierne una, la logica dice di scegliere i Campioni del Mondo”.

Ed il giocatore più forte è Messi o Vinicius oggi?

“Io rispetto tutti i rivali e va da sé che ci siano diversi livelli nei giocatori. E ci sono giocatori straordinari nelle altre squadre. Ma i migliori sono i miei!”.

Daniele Najjar

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