L’Italia è bella, completa, rotonda come il suo gioco, ma si specchia troppo. E nel finale tornano gli incubi persino contro un’Albania dominata per lunghi tratti. Lo schiaffone, nel primo minuto, ha svegliato tutti, poi c’è stata solo l’Italia tranne nel finale. Ci sono momenti in cui è necessario un episodio, anche negativo, non importa, per attivare adrenalina e meccanismi. Tanta bellezza e poca bruttezza, siamo solo all’inizio. Sbagliato esaltarsi così come non sottolineare i difetti. Lasciamo lavorare Spalletti con quello che ha in mente. Il nostro possesso palla è stato efficace nel primo tempo, ma lezioso nel secondo. Finalmente Jorginho è tornato metronomo al fianco di un Barella semplicemente strepitoso. Tutti utili, sbagliato scegliere un eletto. Abbiamo giocato bene almeno per 85 minuti. Non capirlo significa non accettare ciò che nel calcio moderno può fare davvero la differenza. Lo abbiamo visto con la Germania e con la Spagna vittoriose senza ombre. Sono tornate le gerarchie nel calcio e non si basano sul passato o sul blasone. Conta unicamente, esclusivamente, la qualità del gioco che fa la differenza in campo. Niente di superfluo o di stucchevole, ma semplice efficacia finalizzata al risultato da ottenere sul campo. Si chiama strategia ed é differente dalla tattica. Per il semplice motivo che si pone un orizzonte temporale di breve e lungo termine riassumibile in una sola parola: vincere. Quindi tralasciamo qualsiasi polemica fra “giochisti” e “risultatisti”. Siamo tutti risultatisti ma per ottenere il risultato occorre giocare con qualità, non bene, ma in modo utile che, spesso, coincide anche col piacevole. Calate questi concetti nella realtà del nostro campionato e capirete quanto saranno alte le aspettative per la prossima stagione con questi binomi: Inzaghi-Inter, Fonseca-Milan, Thiago Motta-Juve, Conte-Napoli. Chi ha il coraggio di dire a qualcuna delle tifoserie di queste squadre che non competeranno per lo scudetto? Impossibile. L’asticella si è alzata per tutte perché le aspettative sui loro allenatori sono elevatissime. È il vento nuovo che arriva da tecnici come Spalletti che parlano un’altra lingua calcistica molto ascoltata dai calciatori. Contro l’Albania si poteva segnare di più, vero, lo ha detto anche il Ct azzurro a fine partita. Il tecnico era stizzito: “Dobbiamo essere più concreti e finalizzare maggiormente altrimenti tutto il lavoro fatto diventa inutile. Siamo stati troppo comodi, dovevamo essere più cattivi”. Parole giuste. L’insoddisfazione è sempre un’ottima base di partenza. Ma l’Albania si è vista solo per due minuti: il primo e l’ultimo. E poteva costarci caro. Questo è il calcio, soprattutto nel male…
Paolo De Paola