Rivedi qui l’intervista con Claudio Gugnali
L’Argentina si presenta alla Copa America negli Stati Uniti da grande favorita: non potrebbe essere altrimenti, dato che si tratta della squadra campione in carica e che soprattutto nemmeno due anni fa si è laureata Campione del Mondo. Una gioia che ancora oggi si legge negli occhi di chi allora era lì, in Qatar, condivisa da tutto il popolo Albiceleste.
La base è rimasta la stessa, ma alle spalle degli eroi del 2022 si sta facendo strada il rinnovamento che Scaloni sta continuando a completare. Nella lista dei pre-convocati del CT, Valentín Barco, Valentín Carboni e Leonardo Balerdi sono i tre nomi indicati come i più a rischio di taglio per i nomi definitivi. Fra loro soltanto uno resterà negli States. Martinez Quarta e Angel Correa sembrano invece avere convinto l’allenatore dopo la prima amichevole vinta contro l’Ecuador e le ultime riserve verranno sciolte dopo il secondo test, previsto nella notte italiana di oggi, contro il Guatemala.
In avanti, al fianco dei soliti Messi, Di Maria, Lautaro, Julian Alvarez, si candida per una maglia Garnacho, che Scaloni da questa stagione ha iniziato ad inserire. Rispetto al Mondiale poi oltre chiaramente alla tecnica ed allo spirito del Papu Gomez a sorpresa mancherà anche la fantasia di Paulo Dybala.
Ne abbiamo parlato in esclusiva con Claudio Gugnali, che da tanti anni lavora nella Federazione argentina in diverse vesti. Su tutte, ricordiamo i 4 anni vissuti in prima linea al fianco del compianto ex ct Alejandro Sabella, con il quale arrivò ad un passo dalla gloria perdendo la finale del Mondiale 2014, in Brasile. Oggi Gugnali allena una Nazionale “parallela” all’Under 20 diretta da Mascherano: l’Under 20 “del Ascenso”, che riguarda cioè i giocatori delle categorie inferiori alla Primera Division.
L’Argentina è la grande favorita in Copa America?
“Credo di sì, con il massimo rispetto per le altre squadre, però oggi l’Argentina sta vivendo un periodo fantastico. Un ciclo, quello di Scaloni, di grandi successi: con rispetto per le altre, l’Albiceleste è un gradino sopra a tutte”.
Con Scaloni sembra cambiato tutto. Cosa ha portato in una squadra già forte da anni?
“Credo abbia saputo capire quali fossero le necessità di questa squadra. Ha creato e gestito bene il ricambio generazionale. Io lavorai al fianco di Alejandro Sabella nel 2014, avendo la fortuna di arrivare fino alla finale del Mondiale. Beh, Scaloni ha mantenuto quella base, ma questa squadra aveva bisogno di un ricambio e lui lo ha saputo gestire. Mantenendo questo sentimento, questa fame di vittorie, frustrata nel 2014. Ha saldato il debito che era rimasto pendente”.
La prima rivale sarà il Brasile?
“Con la massima umiltà, la mia opinione è che la prima rivale sarà l’Uruguay dell’allenatore argentino Marcelo Bielsa. Ha provocato una reazione che ha risvegliato questa Nazionale che sarà l’avversario più difficile per l’Argentina. Ha un buon livello nella rosa. Non per niente l’Uruguay ha battuto l’Argentina nelle qualificazioni al Mondiale, poco tempo fa. Il Brasile è in crisi, sta cercando la sua identità con il nuovo tecnico, non ha un gruppo consolidato. Poi altre Nazionali sono migliorate, come la Colombia, ma le due migliori rimangono quelle che ho detto”.
Anche squadre del Centro-Nord America stanno crescendo, su tutte Panama e Stati Uniti. Il livello delle squadre del Sud rimane più alto?
“Sì, hanno avuto una crescita, ma credo che la forza di alcune Sudamericane rimanga maggiore, su tutte come dicevo Argentina e Uruguay”.
Riguardo la finale 2014. Conosce bene Messi: ci racconta cosa ha dovuto sopportare a livello di pressione in quel periodo?
“Ho condiviso con lui 4 anni e posso dire che non ci fosse nessuno che meritasse di vincere il Mondiale più di lui. Era un debito rimasto in sospeso, il destino era stato molto ingiusto. E’ stato difficile per lui vincere con la Seleccion. Aggiungo una cosa”.
Prego.
“Non ho mai accettato queste critiche. Noi che siamo nel calcio sappiamo quanto sia difficile essere il numero 1 al mondo. Leo lo è stato e continua ad esserlo. Poi finalmente il destino gli ha sorriso: ha vinto in Qatar quella coppa che tanto ha sognato, per la quale avrebbe restituito tutti i Palloni d’Oro e le vittorie avute con i club. Ama l’Argentina, la Nazionale e soprattutto è quella cosa che mi chiedevano in tanti…”.
Ovvero?
“Un leader. Me lo chiedevano: “E’ un leader, Messi?”. Lo è, lo è stato sempre. Quello che è cambiato in Qatar è che lui era un uomo con più di 30 anni, con un altro tipo di maturità, che ha saputo farsi carico di tutto. Dell’ansia della gente, della squadra, dei dubbi. Ha messo tutto sulle spalle, sopportando tutto. L’ho visto piangere dopo la finale 2014. Pensai: “Che ingiusto che è il calcio. E’ il migliore del mondo, ha vinto tutto e ora lo vedo piangere come un bambino”. Beh, ha avuto la sua giusta rivincita 8 anni dopo. Noi che siamo nel calcio possiamo capire l’ansia della gente. Quello che non capisco sono le critiche spietate di alcuni giornalisti. Gli stessi che oggi chiedono a Leo una foto e che vogliono essere amici del campione. Ma per fortuna Leo è intelligente ed ha buona memoria, sa chi è stato sempre al suo fianco”.
Credo che in Argentina tutti i calciatori sentano questa ansia, per la passione che la gente ha per il calcio. Per esempio credo che oggi possiamo dire che Lautaro Martinez, capocannoniere in A con l’Inter, abbia vissuto qualche difficoltà in più nella Seleccion, non crede?
“E’ così, anche se per tutti gli argentini Lautaro era il 9 della Seleccion, che poi ha vinto il Mondiale, ma che ha terminato il torneo perdendo il posto ai danni di Julian Alvarez. All’inizio del Mondiale Julian era una grande incognita, nessuno poteva aspettarsi l’impatto che poi ha avuto, così come nel City. Però noi che siamo nel calcio abbiamo un vantaggio, vediamo cose che l’ansia e la necessità non permettono agli altri di vedere. Questo per dire che per me Lautaro è uno dei migliori centravanti del mondo, l’Argentina con lui ha un pilastro, che se non segna oggi lo farà nella prossima partita. E’ impossibile immaginarsi uno come Lautaro che non fa gol. Poi in una squadra così protagonista e con Messi a fare gli assist. Quello che per lui oggi è facile fare nell’Inter, lo sarà anche nell’Argentina”.
Chi la pressione non sembra sentirla è Dibu Martinez. Quanto è importante uno come lui per questa Nazionale, non solo per ciò che rappresenta in campo?
“E’ un portiere sopra la media, uno dei migliori del mondo. Può sembrare a volte aggressivo o addirittura un po’ matto, ma poi è quello che si prende le responsabilità facendosi carico di tutto. Può avere delle reazioni che non vengono accolte bene, ma è lo stesso che poi ti decide le partite, come ha fatto in finale del Mondiale non solo ai rigori. Quello che ti decide il match con una parata impossibile. E’ fondamentale”.
Che ne pensa di Valentin Carboni? Non sappiamo ancora se verrà confermato, ma può avere un ruolo come quello di Thiago Almada in Qatar?
“Lo conosco bene avendo lavorato con lui nell’Under 20, che attualmente dirige Mascherano. Io alleno l’Under 20 del Ascenso ed ho quindi comunque condiviso molto tempo con lui. E’ un giocatore molto completo, molto offensivo, con tanta personalità ed anche educazione. A volte come dicevi tu gli allenatori fanno queste prove, come Scaloni ha fatto con Thiago Almada. Allenandosi al fianco di gente come Messi e Di Maria questi ragazzi crescono e credo che Carboni crescerà molto da questa esperienza”.
Di Nico Gonzalez, che ne pensa?
“E’ un giocatore utile, che sa coprire più posizioni in campo. Scaloni lo conosce bene e lo ha sempre tenuto in considerazione. Uno di quei giocatori che magari non si mettono sempre in mostra, ma che con l’applicazione sono sempre utili. Molto completo, è abile anche nel gioco aereo”.
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