Ci eravamo entusiasmati all’idea che già questa Formula 1, prim’ancora degli anni e dei campionati che verranno, potesse colorarsi di una tinta differente da quella consolidata Red Bull.
Ci siamo fatti coinvolgere dalla meravigliosa vittoria di Montecarlo e da un rosso Ferrari così tanto denso da rilanciare ambizioni ed appiattire gap tecnici. Ci siamo, non meno, cominciati ad incuriosire per una McLaren giovane e sfrontata, a tal punto da concedersi e regalare qualche scalpo eccellente.
Lo stesso inizio del fine settimana canadese, con l’incertezza meteo e la pole position del redivivo Russell, aveva alimentato la possibilità che qualcosa nel feudo sportivo costruito da Verstappen e i ragazzi austro-inglesi iniziasse davvero a scricchiolare. Ed invece la gara, nonostante la pioggia e qualche Safety Car, ha rimesso tutto e tutti al proprio posto.
Max ha ripristinato il concetto, chiaro e deciso, che in questo momento e chissà ancora per quanto lui e la sua RB20 restano il binomio da battere. Magari non così irraggiungibili come apparivano mesi fa, altrettanto e non più così evidentemente distanti da annullare qualsiasi altro motivo d’interesse. Ma ancora lì, per forza e qualità.
Tra le curve bagnate e imprevedibili del circuito dedicato a Gilles Villeneuve, un nome che per sempre verrà associato all’imprevedibilità automobilistica, la Formula 1 ha vissuto una domenica in cui gli equilibri presenti hanno preso il sopravvento sulle prospettive future.
Red Bull e Verstappen per la sesta volta in stagione, che fanno otto se sommate alle due Sprint Race di Shanghai e Miami, davanti a tutti sotto la bandiera a scacchi. Alle loro spalle, ancora una volta, tutte le altre: a partire da chi si è confermato (McLaren), proseguendo con chi ha proposto sprazzi di ritrovata competitività (Mercedes), e finendo con chi (Ferrari) lascia il Canada annichilito da una doccia ghiacciata che ha finito con lo stemperare la recenti vampate di adrenalina.
La Ferrari, per l’appunto, ripiomba nel suo personalissimo psicodramma, amplificato dallo spettro dell’affidabilità della sua SF-24 . Alla Rossa, a tratti brillante di questo inizio di stagione, manca ancora e soprattutto continuità per avvicinare le convinzioni della Red (Bull).
Tra due settimane si torna in Europa, destinazione Montmelò, con un Mondiale che è tornato chiuso (ammesso sia mai stato ri-aperto, ndr) e di nuovo con i piedi per terra, tutti nessuno escluso. Consapevoli che prima di pensare a ciò che sarà servirà fare i conti con quanto, ancora, occorre fare per contendere lo scettro di migliore al pilota e alla macchina più veloci in circolazione.