La domanda è bellissima, affascinante, in attesa dell’annuncio di Aurelio De Laurentiis: come sarà il nuovo Napoli di Antonio Conte? La prima traccia dovrebbe essere una blindatura, quella di Kvicha Kvaratskhelia. Sinceramente, non si è capito il motivo che ha portato a rinviare un rinnovo che il georgiano avrebbe meritato dopo essere stato uno degli innegabili artefici dello Scudetto. Il Napoli ha pensato a blindare Victor Osimhen dandogli oltre 10 milioni a stagione pur di ottenere la clausola da 130 milioni che lo fa stare tranquillo per il futuro. E ha preso tempo con l’agente di Kvaratskhelia, lasciando gli emolumenti a circa 1,5 milioni a stagione. Adesso bisogna recuperare il terreno perduto, dando a Kvicha ciò che merita, mettendolo al centro del progetto di don Antonio e respingendo qualsiasi assalto del Paris Saint-Germain o di chissà chi. Magari aggiungendo un altro esterno offensivo, per Conte il top sarebbe Chiesa, pur sapendo che in quelle zone del campo l’organico è sovraffollato. Ma ci sarà tempo per entrare nel vivo, tenendo conto che il Napoli dovrà essere alla Conte in tutte le zone del campo. Come già raccontato in tempi non sospetti, non ci sarebbe un difensore centrale migliore di Buongiorno, con tutto il rispetto per le altre soluzioni. Su Di Lorenzo pensiamo si debba trovare una soluzione senza costringerlo a restare se lui non fosse di questa idea, la Juve è in attesa. E a prescindere da Osimhen, è inevitabile pensare a Lukaku quando sulla panchina c’è un certo don Antonio da Lecce. Ma siamo appena a giugno, state tranquilli che ci divertiremo.
Il valzer delle panchine ha in Igor Tudor un campo apparentemente defilato ma in fondo principale. È in corso un gioco delle parti con un contratto in scadenza tra poco più di un anno. Il gioco delle parti funziona così: Lotito dice che le voci di un addio sono tutte “cazzate”, un classico su questi schermi. Tudor molto esigente per natura (non per forza è un difetto) vuole una squadra ricostruita a sua immagine e somiglianza. Rovella e Isaksen non lo fanno impazzire, Luis Alberto sarebbe andato via a prescindere, Immobile pesa con il suo ingaggio e lo scarso rendimento, potremmo andare avanti all’infinito. Alcuni di questi signori avrebbero salutato a prescindere dall’allenatore, ma discutere Rovella e Isaksen che sono costati un occhio della testa non può essere una soluzione che fa felice la Lazio. Aggiungiamo che, siamo pronti a smontare qualsiasi tipo di smentita, Guendouzi non vuole vedere Tudor neanche in cartolina, siamo al paradosso che per accontentare il croato la Lazio dovrebbe fare una rivoluzione. Diciamolo chiaramente: sarebbe una follia rinunciare al centrocampista che ha rappresentato una delle poche note liete di una stagione. Quindi, la rottura che era già dietro l’angolo – come anticipato una settimana fa – per ora non si materializza ma non fidatevi delle parole di circostanza o delle mezze bugie. Il rapporto sta in piedi per una questione di contratto e non per quello che raccontano. E diventa inevitabile agire per tempo, in modo da non correre il rischio di rimescolare le carte tra un mese o due quando bisogna pensare al campo. Nell’intreccio delle panchine cosa accadrebbe se Tudor fosse fuori dai giochi Lazio? Fino al pomeriggio di ieri bisognava seguire Italiano, ora sul punto di firmare un biennale con il Bologna da giorni in pressing. Non va sottovalutato Sarri per un clamoroso ritorno, senza escludere un outsider. Ma è tempo di decidere e non più di procrastinare.
A proposito di Lazio, un grande rimpianto può essere Artem Dovbyk, artefice della meravigliosa stagione del Girona, autore di 24 gol all’interno di un autentico recital. La scorsa estate alcuni emissari lo avevano proposto alla Lazio per una cifra complessiva di 12-15 milioni, il ragazzo doveva andar via dal Dnipro e sognava una svolta europea. La Lazio fu molto tentata, ma alla fine decise di soprassedere, presto si sarebbe indirizzata su Castellanos. Oggi Dovbyk non va via per meno di 35-40 milioni e lo capiamo bene perché ha dimostrato di essere un grande specialista. Le sirene italiane ci sono ancora, dal Napoli (che non molla di un centimetro per Lukaku) al Milan, in Spagna piace all’Atletico Madrid e magari in tanti si materializzeranno nei prossimi giorni. Dovbyk merita, la Lazio ci aveva visto giusto, certe volte devi salire su un autobus anche quando pensi che non ti possa portare in pieno centro come vorresti.