La storia sembra non cambiare mai. Quindicesimo trionfo della storia per il Real Madrid, che alza al cielo la Champions League forse nell’anno in cui ha sofferto di più. Ma il nome di questa competizione bisogna per forza accostarlo unicamente al nome Blancos, che anche ieri sera hanno sofferto con un grande Borussia Dortmund ma sono riusciti comunque a portare a casa gara e coppa. C’è qualcosa di divino, deve per forza esserci perché se Dani Carvajal la decide dopo anni in cui non segnava, allora qualcosa di sovrannaturale c’è.
Il Borussia Dortmund fa un’ottima figura ma in finale bisogna segnare, e se sprechi almeno tre palle gol nitide allora poi diventa complicato. Carlo Ancelotti entra nella storia, e adesso è a solo un trofeo da diventare l’allenatore più vincente della storia della società madrilena. Real Madrid e Champions League, un binomio divino, una storia romantica baciata dal fato: ciò che deve accadere per forza, perché così vuole la storia. E non può essere un caso, non può esserlo mai. Dagli ottavi in poi forse il Real è stata la squadra che ha giocato male, ma tra lo scherzare e il vincere c’è una bella differenza. E il Real Madrid, vince. Sempre.
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