La Premier di Phil Foden. Giocatore dell’anno. PFA Player of the Year 2024. Realtà e consacrazione assoluta, esplosione definitiva, l’asso della manica forse più decisivo dell’annata del Manchester City di Guardiola, entrato ancor di più nella storia britannica col quarto titolo consecutivo, sesto in otto stagioni, numeri da egemonia da festeggiare, omaggiare e celebrare dopo la vittoria di domenica col West Ham che stavolta ha infranto i sogni titolo dell’Arsenal d’Arteta, secondo ad 89 lunghezze, 16 vittorie nelle ultime 18, pensate.
Mirata consacrazione
E senza Kevin De Bruyne, assente per tutta la prima parte di stagione, è stato Phil Foden più d’ogni altro a prendersi per mano la fantasia, le giocate e le redini della trequarti del Manchester City. Per chi ama partir dal centro o dal centrodestra, sprigionare soluzioni e qualità straordinarie, tra filtranti, fiammate e traiettorie liftate, ne sanno qualcosa al Bernabeu stesso. Ecco perchè, pur tenendo Bernardo, Pep già sapeva e scrutava, aveva intravisto l’annata dell’esplosione definitiva: per questo decide di lasciar definitivamente partire Mahrez. Un successo che esalta molto di più il lavoro dell’allenatore, dello staff, perché parliamo di un gioiello domestico, un prodotto fatto in casa, scandito gradualmente nel corso degli anni, fino a farlo diventare uno dei calciatori più importanti su cui costruire presente e soprattutto futuro dei Citizens. Anche per questo, probabilmente, a proposito di gioiellini del vivaio, a fine agosto 2023 è stata esaudita la voglia matta di Cole Palmer, che cercava disperatamente un’altra piazza in cui sarebbe stato stellina mai in discussione.
Numeri straordinari
E come nei romanzi e nei destini non poteva che sbloccar e decider lui anche la gara più pesante e decisiva dell’annata del Man City, l’atto finale: doppietta domenica al West Ham, subito fiammata dopo due minuti, tanto per cambiare col solito bolide liftato a rientrare sul secondo palo, come a Madrid. La Premier di Phil Foden. Per numeri straordinari: 19 gol stagionali, 8 assist, diverse doppiette, tre triplette. E comanda, assieme a Watkins e Solanke, la classifica marcatori Prem 23/24 fuori dal podio (quello occupato dalla solita scarpa d’oro, naturalmente Haaland, seguito quest’anno da Palmer e Isak, ndr): numeri realizzativi per niente banali, perché 19 reti restano un bottino superiore a quelli pensate totalizzati da gente come Salah, Son, Saka e Bowen stessi.
Tre Leoni
Questi i numeri soltanto in Premier, senza calcolare prodezze europee e nelle coppe britanniche; chissà se sabato a Wembley, in finale di FA Cup, saremmo chiamati a descrivere stesse giocate, stesse dinamiche, stesse prodezze. Prodezze di un gioiello che stavolta Southgate non può più ignorare, tantomeno dal primo minuto, in Germania. Per una Nazionale, quella dei Tre Leoni, che adesso non può più nascondersi: nonostante tecnico particolarmente difensivista e conservatore, con quella batteria di trequartisti c’è solo l’imbarazzo della scelta, l’Inghilterra deve arrivare fino in fondo.