Arrivano parole molto indicative sull’andamento attuale della Formula 1, competizione dominata da un impianto economico ben definito. L’annuncio sui piloti fa riflettere
La Formula 1 si avvia verso il suo settimo appuntamento stagionale: a Imola torna il Gran premio più atteso dagli italiani a distanza di un paio di anni. Niente è impossibile e dopo la vittoria di Lando Norris a Miami, ora anche le Ferrari sperano di riaprire il discorso campionato che renderebbe lo spettacolo più intrigante.
Proprio il tema spettacolo rimane uno dei più discussi in seno alla F1: un Max Verstappen che vince ovunque e in ogni modo non attira pubblico, ma abbiamo visto che le vittorie di Sainz e poi di Norris hanno dato un nuovo stimolo a una competizione oggettivamente avara di emozioni da molti anni a questa parte.
I tempi sono certamente cambiati, la F1 non è più quella di una volta dove per guidare veicoli incredibilmente performanti bisognava possedere un talento innato. Parola di Jarno Trulli, ex protagonista del paddock con scuderie di alto livello come Renault e Toyota, che in una intervista se la prende con quei piloti che sono in pista soltanto grazie alla loro forza economica.
Jarno Trulli contro gli attuali piloti: “Contano più i soldi..”
Di certo correre in F1 non è affatto da tutti, anzi ora più che mai per prendere parte alla massima competizione motoristica bisogna mettere sul piatto una grossa cifra. Non tutti chiaramente possono permetterselo, talenti magari predisposti naturalmente alla guida sono bloccati da questo aspetto tanto da decidere di intraprendere un altro percorso.
Jarno Trulli ne sa qualcosa avendo avuto l’onore di correre in F1 per molti anni, dal 1997 al 2011. Intervistato da Repubblica.it, l’ex Minardi, Jordan e Renault, ha fatto il punto della situazione, parlando di un aspetto cruciale per correre oggi in F1.
“Vedo in giro persone definite piloti – ha detto Trulli – che corrono grazie ai soldi, non al proprio talento. E continuo a pensare: ‘Che vergogna, quello lì non fa il mio stesso mestiere’. Trulli chiaramente mette in risalto un aspetto che molti prendono sottogamba, e cioè che molti piloti attuali non avrebbero mai corso in un’epoca differente rispetto a quella odierna.
Poi su Fernando Alonso e Lewis Hamilton, definiti da Trulli giustamente dei “fenomeni”, dice che possono correre ed essere competitivi anche a 41 o 45 anni proprio “perché molti di quelli che corrono assieme a loro dovrebbero stare a casa”.