L’ex portiere della Juventus, Alex Manninger, è intervenuto in esclusiva a SPORTITALIA per parlare della vittoria dei bianconeri in Coppa Italia. L’austriaco ha vissuto gli anni della ricostruzione della Vecchia Signora dal 2008 al 2012, arrivando a vincere (come vice di Buffon) lo Scudetto con l’arrivo di Conte. Un periodo che per certi versi, pur con le dovute differenze, può essere paragonato al momento attuale, con il dibattito aperto sul reale valore dei giocatori a disposizione di Allegri e la scelta del nuovo allenatore che tengono banco.
La Juventus è tornata ad alzare un trofeo. Contento?
“Ho visto che ha vinto la Coppa Italia ed ho seguito anche ciò che è successo dopo, con tutti i commenti che ne sono susseguiti. Sono contento che i bianconeri siano tornati a vincere, è stato giusto perché hanno messo grande voglia. Va detta una cosa però”.
Cosa?
“Che in campionato secondo me hanno deluso quest’anno. Poi un titolo è un titolo: per la Juve, che nel suo dna vuole vincere sempre, è fondamentale. Era da qualche anno che non accadeva e quindi ci voleva proprio. Parliamo di uno dei primi 3 club italiani, forse il primo. Poi ho seguito la premiazione ed anche i casini successivi…”.
Con “casini” immagino si riferisca a quanto accaduto con Allegri…
“Credo che la tensione sia cresciuta molto anche dentro di lui, non solo per la voglia di vincere la finale contro l’Atalanta. Gli episodi durante il match non hanno aiutato. Si percepiva questo stress di dover vincere, una grande pressione ed Allegri ha avuto i 5 minuti diciamo (ride, n.d.r.). Alla Juve devi vincere e se non lo fai non vivi bene il quotidiano”.
Insomma covava dentro quello che poi è uscito?
“Sì, dagli scorsi anni ed alimentato dalla distanza dall’Inter in campionato quest’anno. Il tutto con un gioco che non è stato sempre ottimale, da Juve. Le emozioni insomma sono venute a galla”.
Lei ha vissuto una Juve che si stava ricostruendo. Le sembra che oggi sia a quel punto, oppure è più avanti di quanto sembri?
“Manca qualcosa, sicuramente. Io ho vissuto una fase della Juve dove c’erano davvero tanti cambiamenti. Nel primo anno di Ranieri si vide ancora la Juventus come la conosciamo, poi ci sono state troppe decisioni, come quella di esonerare Claudio: non era necessario, non era il momento giusto ecco. E negli anni dopo c’erano sempre cambi fatti troppo di pancia, non programmati e pensati nel lungo termine. Poi Conte ha cambiato tutto”.
Come fa a farlo, Conte?
“E’ stata la fortuna e la bravura dei bianconeri, sceglierlo. Purtroppo era il mio ultimo anno alla Juve, ma sono contento di averlo vissuto con lui, vincendo lo Scudetto. Lui va dritto al punto e vuole il 100%, ma iniziando da sé stesso. Dal primo giorno, dalle prime riunioni con la squadra, ci fece capire che era arrivato per vincere. E per farlo era chiaro fin dal primo minuto che avremmo dovuto dare il 110%. Questo consuma i giocatori (ride, n.d.r.). Ma eravamo tutti contenti, un gruppo speciale, era un piacere andare all’allenamento. Ha riportato la Juve ai suoi livelli”.
Servirebbe uno come lui per questo gruppo?
“Sicuramente sarebbe un’idea. Va capito quali intenzioni hanno le due parti, che non conosco e poi so che è cercato da grandi club, visto che ha fatto bene all’estero”.
Il nome su cui sembra puntare la Juve è quello di Thiago Motta: pensa che potrebbe rivitalizzare tanti giocatori di una rosa che tanti dicono non essere all’altezza?
“E’ troppo facile dire “sono tutti scarsi”. Se sei scarso non arrivi alla Juve, devi aver fatto bene prima per convincerli a comprarti. Secondo me ci vuole un vento nuovo, forse anche da parte dei giocatori: dopo tanti anni con Allegri, ci saranno tante cose che magari fanno per routine o abitudine, nella vita è così. Ogni tanto un cambio fa bene e ciò non significa che Allegri non sia un buon tecnico, però avere nuovi stimoli è positivo. Serve prendere questa decisione”.
E Motta le piacerebbe?
“Esattamente come Conte quando arrivò alla Juve, Thiago Motta ha fatto la sua gavetta dimostrando di valere. E’ pronto per una big. Poi non lo seguo nel lavoro quotidiano, ma puntare su un tecnico giovane, moderno e che ha fame, penso sia la strada giusta”.
Chiesa lo terrebbe alla Juve per rilanciarlo?
“Ho conosciuto bene il padre Enrico, a Firenze e Siena, abbiamo vissuto dei begli anni. E ho giocato con Federico al parco, quando era un bambino. Ho tanta emozione quando lo vedo scendere in campo con la maglia della Juve, dunque. Credo stia facendo un percorso di crescita, dove ha fatto prima bene alla Fiorentina, poi agli Europei, però poi deve continuare a fare meglio, anno dopo anno. Ecco perché l’anno prossimo sarà chiamato a fare una scelta anche lui: spingere ancora rimanendo, oppure rilanciarsi da altre parti? Secondo me comunque lui è settato giusto nella testa, e le sue qualità le conosciamo. Penso che abbia molto da dare”.
Spunta un retroscena molto commovente su Gianluca Vialli, cui presto sarà dedicata un'altra iniziativa per…
Al termine di Lazio-Bologna, il presidente biancoceleste Claudio Lotito ha parlato ai microfoni di Dazn.…
Nel giorno in cui Max Verstappen si laurea campione del mondo in F1 per la…
Un annuncio che spaventa quello sulla squalifica di Jannik Sinner. Sarebbe davvero una mazzata per…
Ero allo stadio con mio figlio. Sono orgoglioso di poter dire: “Io c’ero”. Non è…
Poco dopo il termine di Lazio-Bologna, Marco Baroni tecnico biancoceleste ai microfoni di Dazn. "La squadra…