Più che un valzer è una cumbia. Più che un rebus è un enigma. In panchina, per quasi mezza Serie A sarà un’estate di rivoluzioni. Non singola e isolata, ma totale. Di quelle rivoluzioni che si portano con sé cambiamenti e reazioni, attraverso scoppi dinamitardi collegati con un filo sottile ma capillare. Ma andiamo con ordine: se per il futuro di Inzaghi e dell’Inter ci sono pochi dubbi, sembra segnato invece quello di Stefano Pioli, alla fine di un ciclo che ha comunque riportato lustro e notti europee nel San Siro rossonero.
Quanti cambi all’orizzonte
Ecco che allora il Milan si muove e valuta, pur nella confusione del processo decisionale. Perché passare da Lopetegui a Gallardo, sfiorando Conte e Fonseca, non può che significare proprio questo. Oggi il primo candidato rimane Sergio Conceicao, ancora legato al Porto fino al 2028, ma con la possibilità di potersi liberare dopo il cambio di presidenza. La Juve, poi, ha già scelto, con Allegri destinato a chiudere il suo amaro ciclo-bis e Thiago Motta pronto a prenderla per mano. Il vuoto che lascerebbe a Bologna potrebbe essere colmato da Maurizio Sarri, tra le prime scelte di Sartori, insieme all’idea Stefano Pioli nel caso di addio al Milan, che conosce bene ambiente e città.
La Fiorentina saluterà quasi certamente Vincenzo Italiano, promuovendo – con un anno di ritardo – Alberto Aquilani dopo un buon campionato in B con il Pisa, mentre il Napoli tratta con decisione Antonio Conte per ripartire dopo una stagione drammatica. La pista è tracciata, si aspettano solo nuovi e promettenti sviluppi. Appena dietro il Genoa confermerà Gilardino, mentre per definire il futuro di Palladino a Monza c’è ancora tempo. Esattamente come a Torino per il dopo Juric, perché se da un lato piace Vanoli, dall’altro si attende che le rivoluzioni in panchina in Serie A portino a nuovi spunti e nuove idee.