Editoriale Calcio

Lo stallo all’italiana: la decisione di Giuntoli espone le dirigenze di Milan e Napoli

Riprende vita il campionato proprio sul finale, perché con il podio praticamente già definito e assegnato, gli ultimi 270 minuti ritrovano interesse per i posti europei rimanenti e per la lotta retrocessione thrilling.

Eppure visto lo stato infimo di combattività del campionato mostrato nell’ultimo mese, l’interesse e la suspence sono tutte fuori dal campo, non per il calciomercato in sé che vuole ancora un mese per entrare nel vivo e per vedere u po’ di soldi entrare in circolo, ma per il mercato allenatori che dopo tre anni di inedito e totale immobilismo adesso come da previsioni è in piena rivoluzione.

E siamo in pieno stallo all’italiana: la debacle del Milan in quattro giorni tra Roma e derby ha non solo fatto cambiare a 180 gradi le posizioni del club, ma innescato un effetto domino poderoso e surreale. Dove in pratica tutte le tessere del domino sono destinate a cadere, e però ancora nessuna l’ha fatto.

E in questo stallo all’italiana, chi ha preso una decisone e fatto una scelta, lavorando solo in quella direzione, adesso è premiato. Ovvero Cristiano Giuntoli. Investito di un potere chiaro da Elkann, ha effettuato già da 3 mesi la sua scelta, e in quel senso soltanto è andato.

Al suo primo anno, Giuntoli ha fatto bene il suo lavoro: i risultati raggiunti sono in linea con le potenzialità a disposizione. Ed è vero che di questo bisogna anche ringraziare l’allenatore. Ma di suo Allegri ha aggiunto molto poco: nulla sul piano del gioco, nulla sul piano della crescita dei singoli. L’unico merito di Allegri risiede nell’aver dato solidità mentale in fase difensiva, ma per il resto poco. E anzi dal punto di vista di politica interna è stato deleterio, perché Allegri ha costantemente provato a erodere il potere di Giuntoli, non trovando alcuna sponda societaria, e rimanendo sottoposto alle decisioni altrui.

Gà dall’inverno Giuntoli ha scelto Thiago Motta, e si aspetta solo l’evolvere degli eventi per concludere.

E questo lavoro coerente espone le mancanze delle dirigenze di Milan e Napoli.

I rossoneri come detto da un mese hanno cambiato completamente idea: molte alternative di allenatore sono sul tavolo, nessuna direzione precisa è stata presa. Nessuna offerta definitiva ancora avanzata a nessuno, nonostante i contatti più avanzati finora siano stati con Fonseca. Il che sicuramente indica una preferenza, ma assolutamente non definitiva, tanto più che l’interesse per Conceiçao è concreto, nonostante l’idea nasca dalla proposta di Mendes. E alla confusione si aggiunge il fatto che le tante idee sono peraltro non uniformi tra loro.

E idem il Napoli naviga a vista pur con lo stile diverso del suo skipper: come l’anno scorso, pokerata su tanti tavoli diversi, animati peraltro anche da logiche diverse. Il Pioli che si fa preferire per la tranquillità, l’Italiano che si fa scegliere per la effervescenza, il Gasperini per la visione d’insieme. E di sfondo ci sarebbe anche il Conte, ma con cui da tempo non si affonda il colpo e sembra più che venga usato il nome per rabbonire la piazza, sperando magari che il tempo che passa e la mancanza di offerte portino Conte stesso ad abbassare le pretese, non solo di contratto.

Sono molto pericolose le strategie – se così si possono chiamare – di Milan e Napoli.

E nel confronto con la Juventus evidenziano un aspetto: a Torino la scelta è in mano a dirigenti di campo, a Milan e Napoli ancora una volta no, rischiando di fare lo stesso errore di vuoto di potere (o meglio, di uomini non adatti al ruolo) commesso un anno fa.

Tancredi Palmeri

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