Definire casting quello del Milan è riduttivo: non si vedeva una fila simile per la panchina di un club sulla sponda dei Navigli dal 2016, quando l’Inter infine scelse Frank De Boer. Ricordiamo che fino a 3 settimane fa il Milan aveva cambiato idea rispetto a quella di gennaio, e aveva deciso di tenersi Pioli.
Per carità, ci sta ricambiare idea. E per carità, ci sta non aver già deciso al 4 maggio, c’è ancora un po’ di tempo (ma non tantissimo).
Il problema è che il Milan di idee ne ha parecchie e ancora non sa che orientamento prendere. E idee tutte molto diverse tra loro. Perché se sei indeciso tra Guardiola, Arteta e De Zerbi, beh sono allenatori che hanno ovviamente dei termini differenti ma si è capito in che direzione stai andando. Invece con il Milan le idee sono tante e molto differenti tra loro. Il problema principale è che alla base non c’è uno che decida: non c’è un Maldini (o chi per lui, non deve essere necessariamente Maldini), ma una struttura orizzontale che però nel calcio è sempre deleteria.
Peggio di così, ci sarebbe soltanto se il Milan decidesse chi prendere o non prendere grazie a un sondaggio su Twitter. Sarebbe davvero la fine della dirigenza come concetto. Perché un conto è ascoltare i tifosi, altro conto è fare decidere loro. Invece ognuno faccia il suo mestiere: la dirigenza dirige, i tifosi tifano, l’allenatore allena.
Quanto successo su Lopetegui è nebuloso. Il tifo social si sente investito di un azionariato popolare virtuale per avere azionato la campagna Nopetegui.
In verità, per quelle che sono le mie informazioni personali in quanto Tancredi Palmeri, e di cui ho prova di aver informato chi mi è vicino prima che tramontasse pubblicamente l’ipotesi Lopetegui, in verità l’allenatore spagnolo non è mai stato così vicino come si racconta, e di conseguenza la dirigenza non l’ha certo depennato in seguito a un sondaggio social.
Lopetegui era assolutamente una delle idee sul tavolo, c’era anche un gradimento (ma mica solo su di lui!), ma mi risulta che non si fosse mai andati oltre i contatti iniziali. Al punto che la convergenza di attenzione su di lui è piuttosto sospetta. Sembra quasi che qualcuno abbia voluto bruciarlo anche se era ancora uno dei tanti. Forse per timore della scelta. O forse per fare in modo di spingere un altro candidato a sé vicino. Come quando in conclave c’è un cardinale (nessun doppio senso inteso) che all’inizio spinge un nome perché venga votato anche se ancora non ha il favore necessario, ma al solo fine di bruciarlo perché poi possa sottoporre il proprio candidato reale.
Nel frattempo la rosa dei nomi a disposizione del Milan è ampia e a noi non totalmente conosciuta. Non c’è stato ancora nulla di significativo con De Zerbi, e non è assolutamente detto ci sia, e per quanto riguarda Antonio Conte siamo fermi al contatto di mesi fa. Niente è più successo e a questo punto fa pensare che niente succederà. Non è un fatto di costi, o non solo, ma Conte è una testa indipendente come era Maldini, e a Cardinale non va bene che possa esserci alla guida qualcuno che possa esporre pubblicamente la proprietà.
Ma un nome su cui mi risulta ci sia un favore uniforme è sicuramente Paulo Fonseca. Ed è sicuramente un nome con cui ci sono stati altri contatti al di là del primo perlustrativo. Non è detto che nonostante sia quello con cui ci sono stati i contatti più avanzati, poi risulti il prescelto, proprio per lo stato tentennante del processo decisionale in casa Milan. Ma questo, in questo momento, al 4 maggio, è lo stato dell’arte. A cui si è aggiunto un altro nome importante, quello di Sergio Conceiçao. In questo caso la situazione è differente, perché è stato proposto da Mendes e adesso viene valutato. Così come viene valutata la possibilità che assumere Conceiçao possa aprire un canale preferenziale di mercato con la scuderia Mendes, con cui già in passato si è lavorato. Nel frattempo i giorni passano…