La Formula 1 ha vissuto tragedie immani che hanno causato la scomparsa di piloti di primo piano molto amati da tifosi e appassionati
Fino a una trentina d’anni fa la storia della Formula 1 era segnata dai successi dei campioni più celebrati ma al tempo stesso dagli incidenti mortali che sono costati la vita ad alcuni di loro. È quasi superfluo e tutto sommato non semplice snocciolare i nomi di tutti i grandi protagonisti del Circus che hanno incontrato la morte in occasione di un gran premio.
Due in particolare sono scolpiti nella memoria collettiva, due fenomeni che uscirono dalla storia tanti anni fa per entrare nel mito. Il primo fu Gilles Villeneuve, il canadese volante pupillo di Enzo Ferrari che morì a Zolder nel 1982 durante le prove ufficiali. Il secondo è Ayrton Senna, orgoglio e cuore pulsante del Brasile, scomparso a Imola l’1 maggio del 1994.
Sono trascorsi dunque trent’anni da quella maledetta domenica, da quello spaventoso impatto alla curva del Tamburello che costò la vita al tre volte campione del mondo. Una morte a cui milioni di appassionati di Formula 1 assistettero in diretta, una tragedia scandita passo dopo passo dalle voci dei telecronisti della Rai dell’epoca, Mario Poltronieri ed Ezio Zermiani.
Senna fu trasportato d’urgenza in elicottero all’ospedale Maggiore di Bologna, ma già dalle prime notizie trapelate in seguito agli accertamenti radiografici a cui fu subito sottoposto si comprese come per il fuoriclasse paulista non ci fosse niente da fare.
A distanza di trent’anni esatti dalla scomparsa di Senna è Giovanni Gordini, che nel 1994 era medico del 118 responsabile del soccorso sul circuito di Imola, a ricordare quei drammatici istanti. Gordini, che adesso è direttore del dipartimento di emergenza dell’Ausl di Bologna, ha ripercorso i momenti dell’incidente in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Resto del Carlino.
Dalle sue parole emerge con assoluta chiarezza l’impossibilità da parte dei medici che accorsero in aiuto del pilota brasiliano, di cambiare il corso degli eventi. Gordini ribadisce a distanza di anni come il destino di Senna fosse purtroppo segnato.
“La Tac era a dir poco devastante. Devastante. Si vide subito tutto quello di drammatico che c’era, compreso il danno fatto dal braccetto della sospensione, la frattura della base cranica, dove il cranio si articola con il collo. Da li scaturirono emorragie. Devastante“. L’inchiesta condotta dai magistrati di Bologna scagionò la Williams da qualsiasi responsabilità: ad uccidere Senna fu solo una tragica fatalità.
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