Il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti è intervento a Radio TV Serie A con RDS. Le sue parole:
Festa scudetto:
È stato un momento importante. Quando ho visto tutta quella gente aspettare i ragazzi campioni d’Italia, sentire il mio coro e l’entusiasmo del popolo nerazzurro è stato incredibile. Ho visto bambini e famiglie con tanta emozione, seconda stella vuol dire scrivere una delle pagine più importanti del nostro club: questi ragazzi hanno fatto qualcosa di straordinario. In quel momento, quando mi sono affacciato, ho avuto i brividi: eravamo una cosa sola. Questo scudetto è stato voluto, dal primo giorno di allenamento tutti noi eravamo concentrati su questo obiettivo, consapevoli di avere una squadra forte. Poi lo devi dimostrare sul campo e così è stato: dall’inizio alla fine abbiamo dominato il campionato affrontando avversari difficili, mostrando sempre anche un grande gioco. L’Inter di quest’anno ha fatto delle partite incredibili e i nostri tifosi si sono divertiti.
La vittoria della seconda stella:
Non ci siamo mai nascosti: abbiamo sempre detto di voler essere competitivi fino alla fine, cercando di arrivare a ciò che abbiamo raggiunto. Confronto con altri scudetti? Sono paragonabili ma sono momenti e squadre diverse, quello che rimane è l’essenza dei valori del nostro club e come questo gruppo è stato costruito: grandissimi ragazzi, soprattutto fuori dal campo, una cosa che non va data per scontata perché permette di farti vincere anche dentro. Siamo un gruppo molto coeso e unito anche nei momenti di difficoltà: per superarli bisogna stare insieme e questo gruppo ha dimostrato grande personalità. Se la seconda stella è mai stata un’ossessione? Questo mai, non fa parte dei nostri valori, credo che sia stato un sogno che domenica dopo domenica è diventato realtà, soprattutto vedendo giocare la squadra. La cultura del lavoro che c’era anche durante la settimana dimostrava che i ragazzi volevano scrivere una pagina importante del club. Il mese di gennaio è stato importante, abbiamo avuto tante partite impegnative e ravvicinate, il filotto di vittorie ci ha permesso di allungare. La squadra è stata forte anche a livello mentale, ha superato la stanchezza in un momento molto impegnativo, ma sapevamo che quel mese sarebbe stato determinante. Diventare campioni d’Italia nel derby? Una cosa unica, storica. Poche volte può capitare, abbiamo colto questa possibilità portandola a termine. Sapevamo sarebbe stata una partita molto complicata, dall’altra parte volevano evitare quello che è successo ma fa parte del calcio: i ragazzi sono stati straordinari, gli ultimi minuti sono stati di sofferenza, ma fa parte del nostro DNA. Una volta arrivato il triplice fischio non abbiamo capito più nulla. È stata un Inter meno pazza del solito? Sì, perché siamo stati continui, dimostrando personalità e padronanza durante tutte le partite.
Simone Inzaghi:
È stato bravo a rimanere calmo e sereno nei momenti di difficoltà, restando consapevole di quello che poteva fare, credendo sempre nel suo lavoro al di là del risultato. L’anno scorso ci sono stati momenti difficili in cui è stato molto criticato dall’esterno, ma lì si vede la forza della società: supportare l’allenatore in momenti come quelli. Quando si sceglie un allenatore bisogna dargli il tempo necessario per lavorare: c’è un percorso, ci sono momenti in cui va tutto bene e momenti in cui ci sono difficoltà. Noi vedevamo che le prestazioni c’erano, era questione di tempo. Anche arrivare in finale di Champions League ha contribuito a credere sempre in Simone. Ogni vittoria nasce dai momenti di difficoltà, dalle sconfitte, quando perdi un campionato, quando esci dalla Champions o perdi una finale: lì si costruisce una mentalità forte, una resilienza che ti permette di sapere dove migliorare per arrivare all’obiettivo. C’era preoccupazione per i risultati che non arrivavano, ma come dicevo prima c’erano le prestazioni: siamo sempre rimasti vicini al nostro allenatore. Nei momenti di difficoltà la società deve essere sempre presente. Simone è entrato subito in empatia con i nostri tifosi, la sua umiltà e la sua calma sono trasmesse anche a loro. Lui si è innamorato subito dell’ambiente e della famiglia dell’Inter, ad Appiano è felice, sempre sorridente: questo vuol dire tanto. Si può paragonare a Mourinho? Hanno due personalità diverse, sono due grandi condottieri che ti portano alla vittoria, ognuno alla sua maniera. Credo che Simone ci porterà a tanti successi, non siamo neanche a metà del ciclo. Mi auguro rimanga per tanto, lui si trova bene con noi e noi con lui. Ormai ci conosciamo, sappiamo come la pensiamo: vedendo i risultati e lo spirito di squadra c’è tanta tranquillità.
I giocatori dell’Inter:
Chi è la faccia di questo scudetto? Lautaro quando fa gol non sembra lui, gli si trasforma l’espressione, dimostra tutta la voglia che ha. Sorpresa? Thuram si è adattato subito bene ed è stata una sorpresa in positivo. Ha trovato sintonia anche con Lautaro, non è facile per un attaccante che arriva dall’estero adattarsi al calcio italiano, lui l’ha fatto fin dall’inizio. Anche Pavard e tutti i nuovi acquisti, Sommer, Frattesi… Davide è entrato spesso in momenti di difficoltà, ma risultando sempre determinante: questo vuol dire che si sentiva parte importante del gruppo e avere giocatori così è fondamentale. Penso alla partita con l’Hellas Verona, quando ha segnato all’ultimo minuto: San Siro è esploso, Frattesi aveva la faccia infuocata con tutti i componenti della panchina sopra di lui. Quello è stato uno dei momenti in cui abbiamo detto: “siamo molto vicini”.
Lautaro e Thuram? Siamo stati sorpresi tutti, è nata subito un’intesa, si sono trovati anche fuori dal campo, sono sempre insieme. In campo le cose riescono perché se ti trovi bene fuori è più facile.
Sommer? Dopo Onana è arrivato un portiere che ci dà tantissima sicurezza, molto serio e molto professionale durante la settimana e per come prepara le partite: ci fa piacere avere giocatori così in rosa.
Çalhanoğlu? Grandissima personalità, un trascinatore, uno di quelli che meritava di vincere questo campionato così.
Mkhitaryan? Cervello della squadra, sempre nel posto giusto, non bisogna spiegargli nulla. Barella? Nicolò ha fatto un campionato straordinario, da vero leader in tutte e due le fasi, sempre al servizio dei compagni: fondamentale.
Dimarco? Lo sognava da bambino, è cresciuto con noi, è andato via ed è tornato da vero uomo: si è visto il suo interismo, quanto ci teneva a vincere con questa maglia e l’ha fatto da protagonista. L’Interismo ha fatto la differenza, si è creato qualcosa di unico tra società, tifosi e giocatori: questa è la chiave per vincere.
Perdonare Lukaku? Non so se la parola giusta sia perdonare, siamo rimasti male per la tempistica e perché non è stato chiaro fin dall’inizio, se lo fosse stato avremmo optato per una strategia differente. È andata così, gli auguro una grande carriera.
Dzeko? Meritava di esserci, ha dimostrato grande affetto nei confronti dell’Inter, se fosse stato in rosa sarebbe stato uno dei più contenti.
Dirigenza e società:
I protagonisti sono il mister, staff e giocatori, noi da fuori abbiamo costruito una squadra in cui ognuno con le sue competenze si è messo a disposizione: solo così si può arrivare a grandi traguardi. I giocatori devono sentire la nostra presenza a prescindere dai momenti. Io sono felice di far parte di questo gruppo, essere sempre presente mi fa grandissimo piacere, posso contribuire con la mia esperienza trasmettendo l’interismo. Le persone sanno che io ci sono sempre, questo mi rende orgoglioso. Situazione societaria? Si gestisce con grande chiarezza sapendo quello che dobbiamo fare, avendo una strategia ben precisa e cercando di aggiungere giocatori funzionali al progetto dell’allenatore. Ci siamo messi alla prova, in questo incastro vanno via giocatori importanti e bisogna prenderne di nuovi, è stata una grande sfida. Steven Zhang? È mancato solo fisicamente, siamo sempre in contatto, era molto felice e ci teneva tantissimo ad essere qui. Si parla di Marotta League? Questo fa ridere: quando vedi una squadra che ha dominato dall’inizio alla fine c’è poco da dire. Ciclo? Dovremo rimanere competitivi, cogliendo le opportunità per aggiungere giocatori funzionali. L’obiettivo del prossimo anno sarà difendere la seconda stella e andare più avanti possibile anche in Champions League. Ci sarà anche il Mondiale per Club, avremo bisogno di una rosa ampia.
Il passato di Javier Zanetti:
In questi momenti emotivi mente e cuore vanno a quel bambino che sognava in quel quartiere, sono emozioni forti. Da giovane avevo smesso con il calcio dopo una prima forte delusione, quando giocavo nell’Independiente. È stato un momento di grande amarezza, sono tornato a casa piangendo, lì non potevo pensare di andare in un’altra squadra, dovevo aspettare un anno perché era finito il mercato. Iniziai a lavorare con mio padre come muratore, un giorno mi chiese cosa volessi fare da grande e io gli risposi che la mia passione era il calcio, allora lui mi chiese: “perché non ci riprovi?”. Quelle parole furono fondamentali per capire di riprovarci. Ho fatto un provino con un’altra squadra, ho ricominciato a giocare e da lì è partita la mia carriera. La mente torna lì, sono momenti chiave che dovevano succedere, mi hanno messo alla prova per superare le difficoltà: la vita è questa. Fare il muratore mi ha insegnato cosa vuol dire sacrificio. Lo dico sempre: senza quello non si ottiene nulla. Tanti vogliono tutto subito senza aspettare, la vita è tutto il contrario. Avevo 13 anni: mi ha insegnato tanto perché ho visto i sacrifici di mio padre e di mia madre per non farci mancare nulla. Sono cresciuto con la cultura del lavoro, è stata una palestra di insegnamenti. Serve parlarne con i più giovani, spiegare che non tutto è dovuto: le cose uno se le deve guadagnare.
Mercato e rinnovi:
L’intenzione è di tenere questa squadra, vediamo in tutti i ragazzi la voglia di continuare, vuol dire che si è creato qualcosa di importante e che c’è una base molto forte. Chi potrebbe arrivare? Se ci sono opportunità che il mister valuterà importanti per continuare la crescita le coglieremo volentieri stando nei nostri parametri. Zirkzee? Parliamo di un grandissimo campione, giovane talentuoso e intelligente, forte fisicamente. Sta facendo benissimo al Bologna, un giocatore così servirebbe a qualsiasi grande squadra che punta a traguardi importanti. Vediamo se si presenterà questa opportunità, magari un pensierino ce lo potremo fare. Un tridente Zirkzee, Lautaro, Thuram? Sono tre nomi di attaccanti giovani, forti e che ti darebbero una certa tranquillità. Lautaro e Barella? Rinnoveranno sicuramente, sia da parte nostra che da parte loro c’è questa predisposizione a continuare insieme.
Champions League e Mondiale per Club:
La Champions League è una competizione difficilissima, vedendo le altre squadre è difficile dire che siamo favoriti. Possiamo dire che ce la giochiamo, questo sì. Siamo consapevoli di essere competitivi al massimo e proveremo ad arrivare in alto anche l’anno prossimo. Eliminazione con l’Atletico Madrid? Dispiace per come è arrivata la sconfitta. Nelle due partite abbiamo avuto tante occasioni per fare quel gol che ci avrebbe permesso di passare il turno. Bisogna insistere e continuare perché con questo gruppo di giocatori non dobbiamo avere paura di nessuno.
Il Mondiale per Club è una competizione prestigiosa, ci sono tante squadre forti. Il fatto di partecipare ci rende orgogliosi, vogliamo essere protagonisti anche in questa competizione: sarebbe bello arrivare nelle fasi finali di questa competizione. Sarà un’estate impegnativa, intensa ma felice perché quando sei protagonista sei sempre contento. Un mio sogno? Continuare con queste vittorie e fare un pensierino alla Champions League: poterla alzare da vicepresidente non sarebbe male. Non posso immaginare cosa potrebbe succedere in caso di vittoria, i nostri tifosi sono fantastici.