Si dice che per Marsiglia la definizione di città sia fin troppo riduttiva, troppo stretta per racchiudere le decine di sfumature che la rendono così differente dal resto della Francia. È un modo di vivere, pensano i Marsigliesi. È un contenitore di etnie, di culture, di usi che convivono, si intrecciano e si influenzano a vicenda in un processo che dura ormai da secoli per la natura stessa della città. Eterogenea e vibrante, in costante movimento. Unica a modo suo e simbolica. Qui, in Fino all’ultimo respiro un giovane Jean Paul Belmondo muove i primi passi di un’avventura che ha fatto la storia del cinema francese.
È per molti qualcosa di molto diverso, quasi un corpo estraneo rispetto al resto della Francia, contrapposta alla centralità di Parigi, con cui esiste e si auto-alimenta una rivalità che è radicata in maniera trasversale. Sociale, politica, culturale e ovviamente sportiva. Il sentimento condiviso un po’ da tutti è che Marsiglia sia la città meno francese del Paese. Bizzarro, a tal proposito, pensare che l’inno nazionale si chiami proprio Marsigliese, perché proprio da qui cominciò l’usanza di cantarlo durante i moti rivoluzionari.
Marsiglia è poi, forse soprattutto, il Marsiglia. L’anima della città che si identifica con il club, che è parte integrante della vita di tutti i marsigliesi. Unica fede, unico amore, che esplode nell’atmosfera sempre incandescente del Vélodrome. Una squadra che accoglie ogni classe sociale, che si fa protettrice delle disuguaglianze. Una squadra che rimane – ad oggi – l’unico club francese ad aver vinto una grande competizione Europea. Motivo di vanto e perno su cui poggia l’eterna rivalità con la controparte parigina. “Quella dell’OM è la miglior tifoseria di tutta la Francia. Per renderla felice bisogna giocare con il cuore”, così si esprimeva Basile Boli. Leggenda del Marsiglia che segnò il gol vittoria contro il Milan nella storica finale di Champions League del 1993. Ultimo successo europeo di un club che stasera al Vélodrome vuole mettere le basi – a trentun anni di distanza – per rifare la storia.
A cura di Gioele Anelli