Jannik Sinner è diventato da qualche mese a questa parte lo sportivo italiano più amato e idolatrato. Ma non è stato sempre così
Il conto alla rovescia è già iniziato: Jannik Sinner è pronto a utilizzare il Masters 1000 di Madrid come trampolino di lancio in vista dei due tornei più importanti della stagione sulla terra battuta, gli Internazionali di Italia a Roma e il Roland Garros a Parigi. Il ventiduenne altoatesino numero due del tennis mondiale, vuole regalare altre gioie ai tifosi italiani.
Dalla conquista della Coppa Davis in poi l’atleta azzurro è entrato nei cuori di tutti gli sportivi italiani, diventando più o meno quello che più di trent’anni fa fu Alberto Tomba. Due fenomeni che hanno iniziato a stravincere in due discipline spesso avare di soddisfazioni per il nostro Paese.
Eppure non più tardi di 6/7 mesi l’entusiasmo e i consensi pressocché unanimi nei confronti di Sinner erano a malapena un auspicio per il futuro: il talento di San Candido era oggetto di critiche, in gran parte spietate e del tutto immotivate, a causa della rinuncia a giocare con la Nazionale la prima fase della Coppa Davis.
Sinner non prese parte alle sfide contro Svezia, Cile e Canada ma i suoi compagni riuscirono piuttosto agevolmente a superare il turno. E al momento giusto, in occasione delle Finals di Malaga, l’attuale numero due del ranking diede il suo contributo decisivo alla conquista della prestigiosa insalatiera d’argento.
Sembra passato un secolo dalla pubblicazione di fondi ed editoriali sui principali quotidiani sportivi che mettevano all’indice il futuro vincitore degli Australian Open. E c’è chi come il presidente della Federazione Angelo Binaghi non dimentica quegli attacchi così feroci nei confronti di Sinner.
Nel corso dell’evento Il Foglio Sportivo 2024 il numero uno del tennis italiano ricorda di essere stato uno dei pochi a difendere il nostro giovane campione dai durissimi attacchi mediatici: “Io sono stato uno dei pochi, se non l’unico, che lo scorso settembre – sei mesi fa , non vent’anni – l’abbia difeso pubblicamente per non aver giocato la Coppa Davis a Bologna“.
“Basta leggere le cronache di quei giorni – tiene a ricordare Binaghi – per capire come fosse evidente che nessuno si aspettasse ciò che è accaduto nei mesi seguenti“. E ora tutti sono stati costretti a fare una brusca retromarcia. Infine sulle qualità di Sinner: “Sapevo che fosse un bravo ragazzo e questo un po’ mi preoccupava visto che il tennis è uno sport molto violento e in gran parte è stata la storia di talenti un po’ estroversi e difficili da contenere”.
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