Il tecnico del Napoli, Francesco Calzona, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN, ripresa da TuttoNapoli.net: “Barcellona? In quei giorni sono successe così tante cose, fino a quando non ho stretto la mano a Xavi non mi ero cosa della partita da affrontare. E’ stata una grande emozione esordire col Barcellona. Vittoria con la Juve? La soddisfazione principale è far felici i tifosi, almeno per una sera. A me interessavano i punti, ma mi ha dato soddisfazione per i tifosi, so la rivalità che c’è con la Juventus ed anche amici juventini ora vengono a vedere il Napoli e tifano per il Napoli. Un amico tifoso juventino mi ha atteso a fine partita e piangeva dalla gioia per me.
ADL? Lo sentii durante il viaggio verso Napoli, è un fiume in piena, si comporta benissimo con me, è gentile e mai invadente, sono felice del rapporto che ho con lui. Il Napoli lo guardavo da piccolo, venivamo in treno da minorenni con gli amici. Il mio idolo era Palanca, fu acquistato poi dal Napoli, ora allenare il Napoli è un orgoglio. E’ la terza volta che torno, non mi stanco mai, mi sento in debito con la città. Non viviamo un periodo bellissimo, ma quando cammini per strada tutti ti incoraggiano con una pacca sulla spalla e non succede ovunque.
Osimhen-Kvara? Madre natura gli ha dato qualità sopra la media, gli sto addosso per fargli capire che il calcio è anche altro, ma sono fantastici, è un piacere allenarli per qualità tecniche e fisiche. Possono vincere il Pallone d’oro? Per me sì, possono migliorare ancora tanto, qualcosa gli manca ma sta a loro”.
Lobotka? “Ha un’intelligenza unica, in campo e fuori. In campo non c’è bisogno di ripetere l’esercitazione, lui capisce già alla prima volta, è un professionista serio, arriva alle 8 al centro e va via ultimo”.
Di Lorenzo? “E’ uno dei terzini più forti d’Europa, abbina semplicità nei rapporti e qualità umane uniche, a me piacciono quelli che parlano poco come lui, quasi timido quando gli parli, è stato il capitano di uno Scudetto storico. Quest’anno come tutti ha subito un anno travagliato, ma 4-5 mesi non al meglio non cancellano il suo attaccamento e le sue qualità”.
Obiettivi Slovacchia? “L’obiettivo l’abbiamo già raggiunto, non siamo una nazionale che può pensare di arrivare chissà dove, ma vogliamo passare il turno e poi avremo un’altra possibilità a quel punto. Ma se non dovesse essere così, non sarebbe un fallimento, la Slovacchia è un piccolo paese, non ha un bacino enorme di calciatori, quasi tutti all’estero, già la qualificazione è importantissima”.
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