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Editoriale Calcio

Le non verità di Allegri e Pioli: perché Simone Inzaghi ha fatto la differenza e loro no

Per ripararsi dietro la sottana della gragnuola di punti e umiliazioni che l’Inter ha rifilato in serie a Milan e Juventus, gli skipper Stefano Pioli e Massimiliano Allegri non hanno trovato di meglio che trincerarsi dietro le scuse trite “Eh ma loro erano più forti, erano favoriti”. Fino addirittura all’impresentabile conferenza del venerdì dove Pioli non ha avuto di meglio che dire che l’Inter non aveva vinto due scudetti in 4 anni, ma anzi aveva perso gli altri 2.

Ma cosa, ma dove, ma che state dicendo.

Alloa proviamo a ristabilire la realtà dei fatti e a ricordare come stavano le cose ai nastri di partenza. Ché nel calcio la memoria dura quanto quella dei criceti, tanto dei tifosi quanto degli addetti ai lavori.

Partiamo dal Milan. Quest’anno ha cominciato forte di un mercato da 120 milioni. Forte di almeno 7 nuovi acquisti per la squadra titolare. Forte dei Chukwueze che dovevano essere fenomeni, dei Reijnders e dei Loftus-Cheek che dovevano formare la milgior mediana d’Italia (e vicina ai Manchester City e Real Madrid), forte di una semifinale di Champions, forte di un voto di fiducia totale del club nei confronti di un tecnico che aveva fatto uno scudetto e una semifinale Champions negli ultimi due anni. Forte infine di una squadra che aveva rinunciato solo a Tonali per scelta, ma che ha la forza di tenere tutti.

E cosa ha fatto il Milan? Anche bene in campionato con il secondo posto, ma disastroso in Europa, schienato in lungo e largo dall’Inter, ma mai competitivo per lo scudetto e con gran parte dei nuovi che sono rimasti oggetto misterioso. Chi davvero è cresciuto nell’ultimo anno per il Milan? Solo Reijnders e Loftus-Cheek, gli altri al palo o passi indietro.

E con questo il Milan è servito.

Passiamo alla Juventus.

Monte ingaggi più alto in Italia, e di netto. Allenatore più pagato in Italia, e di netto. L’anno scorso il mercato è stato fermo, è vero. Ma bontà loro, si era già mosso. Perché Vlahovic è stato comprato ad Allegri. Perché Bremer è stato comprato ad Allegri. E comunque sono arrivati un paio di puntelli come Cambiaso e Weah che non ti cambiano la vita ma sicuramente te la migliorano.

E poi non dimentichiamoci che la Juve non aveva le coppe come tutte ma davvero tutte le altre astanti. Un vantaggio enorme, che non solo Allegri non ha sfruttato, ma addirittura ha cominciato a perdere terreno proprio nel momento della ripresa delle competizioni europee.

Cosa ha fatto la Juventus? Terza in campionato e finalista di Coppa Italia, competitiva per lo scudetto per metà stagione, ed è un’annata sicuramente buona sul piano dei risultati.

Ma il gioco è veramente terribile, lo è sempre stato, proprio come filosofia di vita. Quali giocatori sono stati migliorati? Gatti, forse Cambiaso. Stop. Depauperato un capitale come quello di Vlahovic.

Di cosa si lamenta Allegri? Cosa ha aggiunto lui? In 3 anni avrebbe dovuto portare lo scudetto il primo anno quando tutte le rivali erano incerte e diroccate e invece lui arrivava con il vento della sicurezza. Poi gli si chiedeva percorso in Champions, nonostante sorteggi favorevoli contro Villarreal e Benfica. E ha sistematicamente fallito. Il suo unico merito è stato raggiungere i primi 4 l’anno scorso nel mezzo della bufera giudiziaria. Ma quanta riconoscenza va portata ancora ad Allegri per gli scudetti dello scorso decennio?? Il lavoro si giudica su quello che si fa in stagione.

E per completare, sono le premesse dell’Inter e di Simone Inzaghi che rendono improponibili le parole di Pioli e Allegri.

Inzaghi arriva all’Inter e pronti via perde Lukaku, Hakimi e Eriksen. Poi perde Perisic miglior giocatore del campionato. Mercato senza mai poterci mettere un soldo che fosse uno, rilanciando giocatori che dalle altre andavano a fare panchina come i Dzeko e i Mkhitaryan, volati con Inzaghi a un livello quasi mai visto in carriera, sicuramente non da una decina d’anni a questa parte. Tutti, ma proprio tutti i giocatori valorizzati dal gioco di Simone Inzaghi. E parliamo di valore vero sul mercato.

Quale erano le premesse di questi tre anni? Probabilmente solo quest’anno l’Inter partiva con una rosa più forte. Ma attenzione, più forte non vuol dire essere capaci di dare 17 punti al secondo e con il gioco meraviglioso dell’Inter. Quelli sono gli anni in cui la Juventus di Allegri comprava i più forti e aveva il doppio della rosa degli altri. Adesso puoi essere più forte ma in una situazione di sostanziale equilibrio.

ll livello delle rose di Inter, Milan e Juventus era molto ravvicinato ai nastri di partenza.

E’ stato merito del mister aver creato la differenza abissale. Questo è quello che fa un allenatore, uno bravo. Come bravissimo era stato Pioli a vincere uno scudetto quasi miracoloso, e nessuno lo aveva negato che lui fosse il fautore: lo stesso Simone Inzaghi che nel momento più doloroso ebbe parole di stima che andarono ben oltre i complimenti di prassi. Bisogna saper vincere e bisogna anche saper perdere.

E infine questo è stato anche il differenziale più clamoroso tra Simone Inzaghi da un lato, e Pioli e Allegri dall’altro.

Da un lato c’è stato un allenatore su cui hanno raccontato una realtà virtuale: in estate si parlava di Inter casa di riposo per giocatori vecchietti, si parlava di Thuram non all’altezza, si parlava delle 11 cessioni; poi di colpo non si sa come si è parlato di una Inter come la RedBull, di una squadra nettamente favorita. E perché? Perché è Simone Inzaghi che ha cambiato la percezione delle cose. Un allenatore peraltro che 13 mesi fa veniva messo sulla graticola nonostante si stesse per giocare i Quarti di Champions. Si ripeteva la solita tiritera “le 12 sconfitte”, e non si guardava alla bontà del gioco.

E se Simone Inzaghi è stato messo in discussione perfino mentre si giocava la gloria in Champions, da questo lato abbiamo invece uno Stefano Pioli che racconta di avere una squadra non lontana da Real Madrid e Manchester City (ma come lui lo racconta anche gran parte della critica milanista), e poi però sostiene ugualmente che non c’era storia contro l’Inter. Ma forse è il Milan che si è raccontato una favoletta sul valore di Leao, Tomori, Theo Hernadenz, ancor prima che su quello dei nuovi acquisti. Eppure, anche così, fino a 10 giorni fa Pioli per il club era intoccabile, una fortuna non meritata al tempo da Simone Inzaghi.

Così come Max Allegri, tutt’ora intoccabile per gran parte della critica sportiva e non: quando si parla del rendimento di Allegri sembra di essere a scuola in un consiglio di classe dove si deve dare un brutto voto a un alunno, ma si chiede ai professori di mettersi una mano sul cuore perché il ragazzo ha avuto una situazione difficile a casa.

Ma perché questa indulgenza verso Allegri che a nessuno ma proprio a nessun altro allenatore è accordata?

Ma perché Allegri non può essere giudicato con gli stessi criteri con cui vengono giudicati gli altri?

Forse perché è della Juventus? Forse per i rapporti di vecchia data con i satrapi del giornalismo sportivo che gli permettono protezione anche quando la realtà dei fatti è impietosa? Eh, ma i nodi vengono al pettine prima o poi.

C’è chi ha lavorato bene, e chi no. E aprire l’ombrello delle scuse non farà altro che rendere più risibile la propria posizione.

Tancredi Palmeri

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