Tutti colpevoli, nessuno escluso. Responsabilità trasversali e condanne condivise, capi d’accusa che riempiono le pagine di un’arringa rivolta a tutti i poli del mondo Milan, difronte a un futuro che appare opaco. Difficile sospendere il giudizio per qualcuno, dopo una stagione – e un finale – che ha profondamente deluso la platea. Produttori e sceneggiatori compresi, firmatari della loro stessa sentenza. Da Cardinale al comparto dirigenziale designato a occuparsi dell’aspetto tecnico, da Pioli ai protagonisti in campo, attori di un atto finito nel mirino della critica. Insomma, presupposti sufficienti per sospettare che la rivoluzione non sia poi un’ipotesi lontana. Anche perché lo zoccolo duro, il blocco ormai storico del Milan contemporaneo, forse non esiste più. Perso tra prestazioni che sfiorano l’inaccettabile, inutili nervosismi – leggansi le squalifiche di Calabria e Theo Hernandez in un derby concluso in perfetta armonia con l’andamento della gara – e confusione generalizzata. Nelle scelte, nella comunicazione, nella direzione da dare a questa squadra.
Ecco perché, ad oggi, nessuno può dirsi indispensabile e tutti, contestualmente, sono in discussione. Big compresi. Se per Pioli il ciclo non è ancora finito, l’impressione condivisa dal resto del mondo è che sia esattamente così. E il futuro, va da sé, rimane un’incognita. In campo – dove non c’è giocatore che abbia certezza di un posto nel Milan che sarà – e in panchina, perché benché l’addio di Pioli appaia certo non è ancora stato certificato da una società silente. E i nomi valutati finora – profili tattici oltretutto molto diversi tra loro – rivelano la confusione di cui sopra. Da fuori l’impressione è che non ci sia una traccia ben definita e che l’avvenire sia ancora tutto da perimetrare.
“Abbiamo costruito una squadra per vincere” ha detto Furlani nel postpartita, aggiungendo poi che questa estate “il lavoro per migliorare la rosa sarà un po’ più leggero”. Ottimismo quasi inopportuno dopo un derby così e dopo due settimane che hanno portato in superficie le imperfezioni di questo Milan, che ora spera in futuro migliore. Anche se indizi a riguardo, oggi, ce ne sono ben pochi.
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