Il capolavoro di De Rossi si materializza nei 17 minuti di Udine. Impossibile immaginarsi qualcosa di meglio per una squadra che in quel quarto d’ora abbondante avrebbe dovuto rinsaldare le proprie velleità di massima competizione europea, e nella stessa circostanza ha avuto la conferma di avere trovato un allenatore che da totem per il popolo sa come diventare geniale anche più di quanto abbia mai palesato sul campo con le sue geometrie. Una squadra d’assalto che ha accarezzato la vittoria, ci ha flirtato prima di prendersela con la passione proprio alle battute finali di un recupero che ha messo in chiaro come trovare una squadra più unita e volitiva di quella giallorossa sia al momento un esercizio impossibile da realizzare. Dopo il doppio capolavoro europeo con il quale si è preso Milano prima di far esplodere la Capitale in una notte da sogno, DDR ha mostrato competenza e preparazione anche in una flash night come quella friulana. La magia e la fortuna accompagnano i condottieri più valorosi, e la Roma giallorossa il suo lo ha indubitabilmente trovato.
Chi cerca il proprio uomo nel quale andarsi ad identificare è invece l’universo milanista. La settimana che si sta per concludere è stata una delle più indigeste della storia recente per i colori rossoneri. Il pensiero per la metà dominante meneghina del trentennio Berlusconi, di avere portato in sede in un decennio gli stessi trofei che l’Inter ha conquistato negli ultimi tre mesi, è impossibile da essere digerito.
Ed è giusto che sia così. La grandeur di un popolo figlio legittimo del proprio blasone deve corrispondere ad aspettative che la proprietà e la dirigenza devono condividere con il cuore pulsante di un popolo che aveva imparato come dominare il resto del mondo, e non può sentirsi appagato per nulla di diverso dal proprio DNA. E allora pazienza se Antonio Conte non lo vada a rappresentare in senso stretto. L’ex tecnico di Juventus ed Inter, quello che alle altre due piazze più importanti del nostro paese ha insegnato cosa significhi tornare a primeggiare, è l’unica soluzione percorribile e sensata per ripristinare un’attitudine che i rossoneri non devono che lucidare dalla polvere che ha intasato l’ultimo periodo. Del resto, lo stesso Conte ebbe a descrivere il suo habitat ideale con queste parole: “Quando sento dire che la storia non conta, per me è una grande bugia. Quando entri nella sede, nel centro sportivo, e ti giri e guardi… essere contornato da trofei, da coppe, comunque ti porta a dire ‘questi ce l’hanno fatta, sono qui per cercare di ripetere quello che è stato fatto in passato’. Quando c’è la storia, anche se c’è della polvere sopra, la mentalità vincente la trovi e il percorso si fa meno complicato”.
Se qualcuno ha pensato ad una squadra diversa, ci faccia sapere
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