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Editoriale Calcio

Felipe Anderson e i video spariti. DDR a prescindere: giusto così. Scamacca e la nuova vita

Felipe Anderson si è regalato un compleanno senza brividi, lunedì scorso. Senza brividi perché lui aveva deciso il suo futuro, con tanto di ritorno in Brasile, sensibile al Palmeiras e alle ambizioni di un club prestigioso. Non ne ha fatto una questione di soldi, ha accettato e basta. Peccato che non lo sapesse chi, due minuti dopo la sua comunicazione social di addio alla Lazio, ha pensato di accostarlo alla Juve quando la Juve da un pezzo non c’era più. È andata male perché pochi minuti dopo il Palmeiras ha ufficializzato il suo arrivo, la tempistica è stata una legnata. Non verso chi ormai non poteva cancellare i tweet, eppure qualcuno l’ha fatto, ma nei riguardi di chi ha cancellato i video pubblicati in mattinata senza una spiegazione, anzi con un criterio che poco c’entra con il giornalismo. Le prime pagine ribaltate, le interpretazioni di comodo e i video del giorno dopo che spiegavano in modo patetico come la fuga di notizie sulla Juve avesse messo la famiglia Anderson nelle condizioni di sciogliere le riserve sul ritorno in Brasile. Come se la famiglia Anderson avesse scelto la futura destinazione in base alle notizie uscite, ci vuole un bel coraggio solo a pensarlo. Non è vero, la realtà è una: Felipe a 31 anni ha deciso di tornare a casa, le altre cose sono fantasie di influencer travestiti da giornalisti, c’è profonda nostalgia verso i cronisti di una volta. Nel frattempo la Lazio ha blindato Zaccagni, poche ore dopo l’annuncio del Palmeiras, e dovrà trovare una soluzione per Luis Alberto e Immobile ben oltre le chiacchiere di chi fa finta di nulla. Il comizio del Mago dopo Lazio-Salernitana è stato fuori luogo, inopportuno e senza un briciolo di rispetto verso chi gli paga lo stipendio puntualmente.

La Roma non ha speculato su Daniele De Rossi, annunciando il rinnovo di contratto poche ore prima del ritorno dei quarti di Europa League contro il Milan. Bel gesto che esalta il lavoro e non l’aria fritta, complimenti ai Friedkin. Proprio nell’ultimo editoriale avevamo invocato una “firma in bianco” di DDR. Esattamente come l’Inter non intende speculare su Marcus Thuram, malgrado qualcuno abbia già deciso che il francese farà la fine di Onana per una questione di plusvalenza irrinunciabile essendo arrivato anche lui a parametro zero. L’Inter oggi non ha proprio previsto uno scenario del genere, pur sapendo che il mercato cambia in dieci minuti e conoscendo il valore altissimo della clausola. Certo, se hai speso 0 e ti portano tanti soldi come minimo ci pensi, ma per ora si tratta di aria fritta. L’Inter sta ragionando sul fatto di aver aggiunto Taremi ai due titolari di oggi, con calma farà valutazioni sull’opportunità di fare un altro colpo in attacco. Ma che prescinde dalla cessione di Thuram, a meno che non sia Marcus a chiedere di cambiare aria. E oggi queste indicazioni non le abbiamo, pur essendo soltanto poco dopo metà aprile e non a fine maggio.

Torniamo su Gianluca Scamacca al buio, nel senso che queste considerazioni vengono fatte prima del ritorno Atalanta-Liverpool di Europa League. Perché non è il risultato, quel risultato, che può modificare il concetto. Lo scorso settembre il concetto era che la scelta di Scamacca di cambiare agente sarebbe stata illuminante e convincente. Non è offensivo esprimere un giudizio tecnico, ovvero che la stagione al West Ham era stata un’idea sbagliato con il senno del prima e non soltanto del poi. Semplicemente perché Scamacca aveva bisogno di alzare l’asticella restando in Italia, non a caso chi lo aveva assistito in passato aveva cercato in ogni modo di mandarlo alla Juve o al Milan. La nuova vita di Scamacca con lo Stellar Group è ricca di soddisfazioni, senza i contrattempi fisici avrebbe fatto ancora meglio, sarebbe delittuoso non tenerne conto in Nazionale. Intanto, ha risposto a qualche opinionista del piffero che lo aveva giudicato ironicamente quasi come se fosse un riempitivo. Riempitive, invece, sono certe trasmissioni con giudizi incompetenti. Se Scamacca fosse andato all’Atalanta nell’estate 2022 e non dodici mesi dopo, rinunciando al West Ham che non era pane per i suoi denti, avrebbe accelerato il percorso di crescita e di consacrazione. Ma meglio perdere un anno che sprecarne due o tre, l’età è ancora dalla sua parte

Alfredo Pedullà

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