Non è stato l’anno che in molti, lassù, avrebbero sognato o desiderato. Dopo un anno e mezzo clamoroso, dall’ultimo posto a Top 4 e Champions League, chiunque pensava che il Newcastle avesse definitivamente spiccato il volo, con l’Europa nel mirino. Merito di Eddie Howe, qualcuno che ha saputo trasportate le sue idee Bournemouth fino alle rive del Tyne, piazza decisamente più grossa, ambiziosa. Soprattutto con gli investimenti della proprietà saudita. Ma la franca sensazione fu quella che quel progetto tecnico avesse “over prodotto”, fosse andato oltre alle più nobili e rosee aspettative.
Forse lo stesso pensiero è circolato nei piani più alti della dirigenza dei Magpies. E sul mercato, estate scorsa, invece magari di migliorare la rosa e continuare a metter dentro pezzi importanti su tutti i reparti, s’è forse fatto il passo più lungo della gamba: quello di destinare tutto il tesoretto e gli 80 milioni dei ricavi complessivi Champions su un tassello solo, Sandro Tonali. La sfortuna ha fatto il suo: il resto, in termini Sandro, è storia. Che per carità, con Bruno Guimaraes avrebbe completato una delle coppe mediane in circolazione, ma forse investire 80 su un pezzo solo poteva risultare già all’epoca un azzardo. Il tempo diede poi ragione agli scettici.
Il Newcastle ha vissuto una stagione particolarmente complicata in patria e in Europa, se rapportata alle dimensioni dell’ambizione raggiunta dodici mesi orsono, a questo punto. Come se non bastasse, s’è inserito pure il nuovo moderno e contemporaneo fair play finanziario britannico, le cosiddette PSR rules, che monitorano e controllano la pulizia d’ogni transazione dei giorni d’oggi dei club oltremanica: ne sanno qualcosa Everton e Forest, punti di penalizzazione in classifica che relegano loro nei bassifondi costrette a giocarsi la salvezza col pur miracoloso Luton. Una stagione partita e sviluppata male dunque. Ma che sta finendo come meglio, premesse autunnali e soprattutto invernali alla mano, non poteva. Nonostante gli infortuni abbiano giocato la loro parte e fatto il resto.
Se si pensa che per un completo Eddie Howe, ove la fase di non possesso conta eccome (senza considerare l’intersezione tra storia e geografia, lassù sotto la Scozia fisicità e lunghi contano parecchio dal momento che Darwin non produce da quelle parti la tecnica di Copacabana), sono usciti per infortunio e per mesi e mesi gente come Pope, uno dei portieri più esperti in Premier, così come Botman, cronico pupillo Milan, centrale mancino tra i migliori in circolazione. Ma alla fine il sole risorge. E va a premiare chi ha saputo capire quanto e come Howe la passata stagione abbia compiuto dei veri e propri miracoli, come il quarto posto. Un quarto posto che tra l’altro valse una Champions in cui il Newcastle avrebbe meritato maggior fortuna, episodi arbitrali a Parigi su tutti. Sarebbe stato semplice per un club a metà classifica, dopo le ultime due stagioni, cacciare chi come spesso avviene nel football avrebbe pagato per tutti, l’allenatore. Così non è stato: valori Toon Army, riconoscenza.
Ecco che recuperati interpreti e personalità son tornati pure i risultati. Ok, non sarà Champions League. Ma distante da Villa e Tottenham il Newcastle ha riacciuffato addirittura lo United e adesso, davanti a Chelsea e West Ham, conduce la corsa verso la prossima Europa League. 13 punti su 18 nelle ultime 6, il cappotto cronico al Tottenham che per tradizione vien sempre stregata al St James’. Ecco perché è tornato ciel sereno, ecco perchè Howe resta l’uomo giusto. Ecco perché il Newcastle è società seria. Il futuro, nonostante tutto, lassù, resta più che roseo.
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