Vincere non è mai facile. Ma risvegliare una piazza storica, caduta nell’anonimato per tanti anni, è qualcosa di straordinario. A Enna, nel cuore della Sicilia, le ultime tracce che portano a personaggi noti nel mondo del calcio professionistico – da Giovanni Pisano a Pietro Lo Monaco – risalivano alla fine degli anni Ottanta, fino all’ultima scalata in quarta serie nella stagione 1989-90. La Serie D, appena conquistata, mancava da 34 anni: almeno 3-4 generazioni – tra chi custodiva il vecchio ricordo e chi lo aveva vissuto da bambino o addirittura attraverso i racconti – si sono ritrovate domenica sera a far festa per accogliere la squadra, l’allenatore e la dirigenza al ritorno dalla trasferta che ha regalato gli ultimi punti utili per il salto di categoria. Merito soprattutto di una società ambiziosa, solida ed equilibrata, con a capo il presidente Luigi Stompo e l’amministratore delegato Fabio Montesano, e di una squadra frutto delle idee del direttore sportivo Giuseppe Restuccia (nella foto insieme a Mister Giovanni Campanella), uomo mercato emergente del calcio siciliano dopo alcune stagioni di alto livello. Lo ha intervistato in esclusiva il nostro Giovanni Albanese.
Direttore, festeggiate a Enna un successo storico…: “Devo ancora concretizzarlo bene, ma quando siamo stati accolti da un’intera città in delirio ho compreso perché il presidente Stompo e l’a.d. Montesano mi dicevano sempre che sarebbe stato un fattore storico per tutta Enna. Abbiamo mosso un’intera comunità ed è stato qualcosa di unico, abbiamo restituito una piazza importante al nostro calcio”.
Un sogno che parte da lontano, dopo la promozione sfiorata l’anno scorso e il mancato ripescaggio che l’estate scorsa ha stravolto i piani sul mercato…: “L’anno scorso abbiamo fatto un anno impeccabile, con una sola sconfitta ad Agrigento contro l’Akragas, che è arrivata prima di noi. E poi abbiamo perso la finale dei playoff nazionali a Siracusa, tra l’atro con rammarico per via di alcuni episodi. In estate avevano allestito la squadra per la Serie D, quasi certi del ripescaggio. Poi è arrivata la doccia gelata e tra il 6 e l’8 agosto abbiamo dovuto rifare tutto, con un momento di riflessione in mezzo”.
Quanto è stato difficile ripartire in quel momento: “Ho spento il telefono per 24 ore, volevo mollare tutto. Poi ci siamo sentiti con Stompo e Montesano e abbiamo deciso di riprovarci, pur consapevoli che sarebbe stato impossibile fare meglio della stagione precedente. Tant’è che quest’anno abbiamo vinto il campionato perdendo due partite, mentre l’anno scorso ne avevamo persa una sola”.
A proposito, in 58 partite giocate in due campionati solo tre sconfitte, tra l’altro tutte in trasferta…: “Sì, contro l’Akragas l’anno scorso e contro la Leonzio e il Paternò quest’anno. Passando sotto tre guide tecniche e squadre diverse: credo in questo si veda tutto il valore della società, che mi ha messo nelle condizioni di sviluppare il progetto nelle migliori condizioni”.
La stagione era cominciata con Utro in panchina (ora al Riccione), poi è arrivata la svolta con Campanella: cosa vi ha spinto a cambiare?: “Dopo dieci giornate ci ritrovavamo a due punti dal primo posto e uno dal secondo, era certamente una scelta impopolare ma avevamo la percezione che servisse qualcosa di diverso per impattare meglio sulla squadra. Campanella ha messo in fila 14 vittorie, credo non potesse presentarsi meglio. Con lui sono arrivati anche collaboratori come Tollini, Onorati e Sciuto che hanno trascorsi importanti tra i professionisti fino alla Serie A, ci hanno dato un impulso positivo per alzare il livello della nostra struttura”.
Come ha convinto un ex Serie come Marco Rossi, che l’anno scorso aveva portato il Brindisi in Serie C, a giocare la sua prima stagione in Eccellenza?: “Gli ho chiesto solo di non chiudermi il telefono e gli ho semplicemente esposto il progetto, con la massima serietà e trasparenza. Come ho fatto con tutti gli altri ragazzi, che hanno compreso subito quanto fosse forte l’ambizione della società. La serietà dell’Enna credo passi da come vengono gestiti i rapporti, basti pensare come abbiamo supportato uno dei nostri attaccanti, Randis, durante il suo lungo infortunio, convinti che avrebbe fatto comunque la differenza prima o poi. Alla fine ha fatto gol nello scontro diretto col Paternò e nell’ultima gara decisiva che ci ha regalato la storica promozione in Serie D”.
Da pochi mesi ha conseguito il diploma di direttore sportivo a Coverciano, questo successo premia il suo lavoro: ci svela i segreti che portano a vincere un dirigente emergente come lei?: “Non ci sono segreti, solo cultura del lavoro. Mi approccio al calcio come nella vita, con i sani principi e i valori che mi ha insegnato la mia famiglia. Il lavoro impone miglioramenti, i miei unici segreti sono la lealtà, la serietà e la correttezza”.
A Enna è valso un pezzo di storia…: “Sto vivendo una grande emozione, vincere è sempre bello ma a Enna ha un sapore diverso e un valore unico, proprio per come ha risposto la città. A capo dell’Enna ci sono due imprenditori che forse fino a 3-4 anni fa non pensavano minimamente di raggiungere un traguardo del genere, ma col tempo hanno costruito una società modello per il calcio dilettantistico e non solo, coinvolgendo l’imprenditoria locale, tenendo in ordine i conti e rimanendo in equilibrio anche nei momenti più complessi”.
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