Nessun trofeo al mondo può valere quanto avere stravolto la storia di una società. Quello che sta facendo Gasperini è un urlo che squarcia per l’ennesima volta il mondo del calcio, questa volta continentale, e rivendica la forza delle idee e lo strapotere della preparazione e dello studio sopra ogni altro aspetto. Milioni di budget compresi. Eclissare il Liverpool di Klopp ad Anfield Road nella maniera con la quale la Dea lo ha fatto ieri sera, si pone come l’impresa più importante compiuta da un club italiano nel corso di questa stagione. Qualunque cosa accada da qui alla fine delle competizioni, ammesso che non siano proprio i bergamaschi ad alzare al cielo quel trofeo nella notte di Dublino. Standing ovation.
Un’altra se la merita Daniele De Rossi, per la pacatezza dei toni dentro e fuori dal rettangolo verde e per la purezza delle idee che sta regalando ad un gruppo completamente stravolto in positivo da quando siede sulla panchina della Roma. Quella della sua vita. L’ammissione di avere studiato l’Inter di Inzaghi nella preparazione della partita contro il Milan è stata la semplice conferma ad un’idea che pareva già piuttosto chiara osservando con attenzione le dinamiche tattiche della partita di San Siro. La mossa di El Shaarawy sulla linea dei centrocampisti a percorrere con qualità e sacrificio tutta la corsia destra ripercorrendo i solchi lasciati ora da Dumfries ora da Darmian nelle ultime stracittadine, seppur a fronte di un modulo di gioco differente, è stato lo scacco matto più doloroso per il Milan e soprattutto per Pioli.
Già, Pioli. Nulla di definitivo sino quantomeno alla gara di ritorno con i giallorossi, però se c’era un modo rapido per bruciarsi il credito accumulato dall’inizio del 2024, era giocare la partita di ieri sera come l’ha interpretata il suo Milan. Non che non ci siano delle attenuanti, beninteso, a partire dal presunto fuorigioco di Lukaku sino ad arrivare al sacrosanto (questo sì) calcio di rigore a favore che il direttore di gara ed il Var inspiegabilmente hanno deciso di non assegnare ai rossoneri per il fallo di mano di Abraham. Ció che ha indispettito il popolo rossonero è stato proprio il raffronto tra la partita più importante che i milanesi si sono sin qui trovati a disputare nella loro stagione, e le stracittadine perse contro l’Inter. È evidente che nell’immaginario collettivo di matrice milanista, il peccato originale che causa la mala sopportazione del tecnico di Parma risieda proprio nello strapotere nerazzurro palesato in tutte le ultime circostanze. L’evidente rassomiglianza della sfida contro la Roma con i derby, e l’ammissione di De Rossi nel post partita echeggiano una beffa ulteriore per un allenatore che ha ben chiaro che dall’esito di questa doppia sfida e di quella del 22 aprile dipenderanno anche le sue chance di permanenza o meno sulla panchina di una squadra che solo due anni fa di questi tempi conduceva al tricolore idolatrato dal suo stadio. Lo stesso che ora lo fischia per la pur di base condivisibile scelta di rinunciare a Leao, e che non nasconde più di desiderare una svolta alla fine di questa stagione. Pioli ha dieci giorni per cambiare il finale, ma deve farlo davvero.
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