L’Inter non lascia, e pone fine ad ogni spiraglio di crisi totalmente presunta che volteggiava sopra Appiano Gentile con un successo convincente nella prestazione molto più che nel risultato contro una squadra in piena lotta salvezza come l’Empoli.
Inzaghi rilancia lucidando i piatti forti di un gioco che non ha mai smesso di essere convincente oltre ogni più ragionevole aspettativa di inizio stagione, al punto tale da far risultare quasi come una delusione quella di non aver fatto in Champions League un percorso paragonabile a quello dell’anno passato. Dimarco apre le danze facendo risultare ormai come sostanzialmente normale una media realizzativa da attaccante per un esterno che aveva inaugurato da terzino la sua traiettoria calcistica ad alto livello, e che attraverso l’incontro con il tecnico dei nerazzurri si è visto valorizzato al punto tale da essere equiparato ai migliori professionisti del ruolo a livello continentale.
Il segreto di un grande lavoro passa anche attraverso questo genere di traiettorie, specie se moltiplicate nel valore di mercato dei singoli oltre che nelle statistiche di rendimento alla fine della stagione. Ed allora se con una stella ed un tricolore in più sul petto, l’Inter dovesse ritrovarsi al termine di un’estate che si preannuncia come assolutamente rivoluzionaria nell’ambito delle panchine europee, ancora con Simone Inzaghi sulla propria… beh l’ottimismo rispetto ad una programmazione ai massimi livelli arriverebbe come immediata conseguenza.
E pensare che poco più di un anno fa, di questi tempi, l’allenatore della squadra che ha “ucciso” il campionato veniva considerato quasi come un usurpatore di ruolo visto il rendimento deludente che i nerazzurri stavano inanellando arrancando per ottenere una qualificazione alla Champions League. Un po’ lo stesso tipo di valutazioni espresse dal mondo Milan nei confronti di Stefano Pioli. Il tecnico dei rossoneri, peraltro, non è nuovo a questo genere di graticola. Già tempo fa sembrava soltanto una questione di tempo il suo divorzio dalla Milano rossonera per far posto ad un nuovo corso, che all’epoca si sarebbe affidato a Rangnick senza la proiezione di risultati post lockdown che costituirono la base per lo scudetto poi conquistato due anni più tardi.
Le valutazioni rispetto al futuro di Pioli non sono state ancora sciolte, intendiamoci, ma se all’alba del nuovo anno pareva realisticamente difficile ipotizzare una nuova versione del Milan ancora affidata a questa guida tecnica, i risultati conseguiti con continuità in campionato ed Europa League aprono spiragli di ottimismo che dalle parti di Milanello non si vedevano da troppo tempo.
La stima da parte di Furlani è totale ed assoluta, e se il peso specifico della decisione appartenesse in toto all’AD del Milan ci sarebbero davvero pochi dubbi rispetto alla permanenza di Pioli, magari con annesso rinnovo di contratto.
Le decisioni, ad ogni modo, verranno prese soltanto quando si potrà ragionevolmente tracciare una linea definitiva rispetto agli obiettivi di partenza e quelli realmente conseguiti. Senza dimenticare che, nel momento attuale vissuto dal calcio italiano, la moltiplicazione del valore del singolo calciatore attraverso un collettivo che funziona vale almeno quanto un trofeo conquistato. E Pioli da questo punto di vista ha poco da invidiare a chiunque. Basti pensare al Tonali di un anno fa, o a tutti gli altri calciatori attualmente riconoscibile come top players all’interno della rosa rossonera.
Le alternative, ad ogni modo non mancano, da quelle già note che però implicherebbero una rivoluzione pesante dal punto di vista economico e non solo, a quelle che andrebbero a proseguire sulla medesima linea guida ora affidata a Pioli e che potrebbero avere una matrice straniera.
La doppia sfida con la Roma ed il finale di stagione in campionato daranno un responso molto più delineato a questa proiezione di inizio aprile.
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