Cronistoria di un fallimento annunciato. Il Napoli delle ceneri degli ex campioni d’Italia viene asfaltato e spazzato via dall’Atalanta al Maradona e può ufficialmente dire addio alla Champions League dell’anno prossimo, con un bel po’ di milioni andati perduti. Il post scudetto è stato un fallimento totale, annunciato, per il Napoli: scelte sbagliate, tutte, dalla prima all’ultima.
Tre allenatori, Garcia, Mazzarri e Calzona; due sessioni di mercato guidate dalla premiata ditta Meluso-Micheli per ritornare punto e capo. Già, perché dopo il fallimento è già iniziata la rifondazione totale con un dilemma. De Laurentiis vuole ancora decidere tutto da solo? Se davvero fosse così allora il Napoli non avrebbe inserito il pilota automatico per l’autolesionismo. Pensiamo che non potrà mai essere così, perché dagli errori bisogna trarre insegnamento. E De Laurentiis dovrebbe aver imparato la lezione che da solo si fa poca strada. Anche l’ultima scelta Calzona, targata Don Aurelio, è stata fallimentare. Il doppio impegno, nella settimana più importante per salvare la stagione, ha inciso non poco.
Così come il caso Acerbi-Juan Jesus con il brasiliano che in campo è stato il peggiore. Con Zielinski, uno tra i migliori, ma tenuto in panca ancora una volta per “sperimentare” Traorè palesemente in difficoltà. Vogliamo aggiungere Raspadori esterno sinistro al posto di Kvara? Non c’erano già sufficienti prove per capire che Jack fa fatica da quelle parti ? Perseverare è diabolico, anche Calzona ci è cascato. La costruzione dal basso ed il bel gioco è solo un pallido ricordo di un Napoli da rompete le righe e per questo duramente contestato dal pubblico. Il paradosso della stagione è che tra i tre allenatori il migliore in media punti è il tanto bistrattato Rudi Garcia, esonerato quando era al quarto posto, mentre ora gli azzurri sono fuori da tutto.
Gli errori di De Laurentiis sono spaventosi, uno dietro l’altro. Dopo aver perso il leader carismatico Spalletti pensava di poter affidare anche alla quinta scelta Garcia il Napoli per vincere ancora, poi di lasciarlo nelle mani dell’amico di famiglia Mazzarri, invece di puntare subito su un nuovo progetto a lungo termine (Tudor). Per poi chiamare il secondo di Sarri e Spalletti ed il già ct della Slovacchia per recuperare il bel gioco perduto. Anche il terzo tentativo è andato in frantumi.
Ora al Napoli tocca rifondare, dopo un fallimento anunciato pressoché da giugno. Con chi? Meluso e Micheli che hanno prodotto flop in estate e a gennaio, da Natan a Lindstrom, fino a Dendoncker e Traorè. Serve un management di esperienza che possa gestire nel migliore dei modi la cessione di Osimhen (altra stortura della stagione) ed un allenatore che possa ridare subito la competitività alla squadra. Altrimenti lo Scudetto sarà stata solo una meteora di passaggio dopo 33 anni di lunga attesa. Di quel progetto è rimasta solo la polvere sotto il tappeto. Spazzata da un unica persona: De Laurentiis che ora deve rimettersi a lavoro per ricostruire quel giocattolo perfetto da lui stesso creato, ma disintegrato in un tempo brevissimo, da guinness dei primati.
Manuel Parlato
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