Se qualcuno in questi ultimi anni avesse dubitato del talento di Lorenzo Pellegrini, beh sarà costretto a ricredersi molto velocemente perché anche ieri “fuori” da Roma ha confermato che quando è in forma è inarrestabile. Suo il meraviglioso gol di controbalzo che ha sbloccato la gara contro l’Ecuador. E con la maglia numero 10, una rete così bella e così importante non può che far sognare tutti i tifosi azzurri.
Pellegrini, due mesi da top player
Sarà un caso, ma da quando la Roma ha salutato José Mourinho, Lorenzo Pellegrini è rifiorito. Sei gol e tre assist sotto la gestione De Rossi e ora la rete anche in Nazionale. Chi non vede una crescita delle prestazioni del capitano della Roma, semplicemente mente a sé stesso. Nel nuovo modo propositivo di giocare dei giallorossi, simile per certi versi a quello dell’Italia, Pellegrini sembra essere a suo agio. D’altronde Lorenzo ha ritrovato una vena realizzativa che aveva perso negli ultimi anni e mezzo.
Negli ultimi due mesi, infatti, con 5 gol all’attivo in Serie A ha segnato più che in tutto la scorsa stagione. Dopo aver perso, beffardamente, l’Europeo del 2021 per via di un infortunio nel ritiro pre competizione continentale. Pellegrini vuole tornare protagonista anche con l’Italia, dopo essersi “ripreso” la sua Roma.
La qualità di Pellegrini fondamentale per la Nazionale
Nel 3-4-2-1 pensato da Luciano Spalletti per la Nazionale, Pellegrini dovrebbe agire alle spalle dell’unica punta di fianco ad un giocatore “più attaccante” di lui. Una posizione solo nominalmente diversa da quella di mezzala occupata nella Roma. Pellegrini ha più o meno gli stessi compiti. In fase di possesso lavora tra le linee per creare gioco o concludere dalla distanza come ha fatto ieri alla RedBull Arena. Mentre, in fase di non possesso, Lorenzo si abbassa sulla linea dei centrocampisti per creare una linea a tre.
La sua qualità e la sua visione di gioco tra le linee è fondamentale per la Nazionale. Pellegrini è il giocare che può inventare tra le linee grazie alla qualità del suo destro e alla sua visione di gioco, che può rendere più fluida la manovra al limite dell’area di rigore, è l’uomo che ha la miglior conoscenza dei tempi d’inserimento offensivo, nonché la miglior abilità nella conclusione dalla distanza. Insomma, è il 10 che, tra le tante lacune dell’Italia del calcio, stava mancando negli ultimi anni. D’altronde, uno che ha ereditato la fascia di capitano della Roma da Totti e De Rossi, può senz’altro reggere il peso di un numero così importante in azzurro.