Veloce, affidabile e lucida nella gestione gara. La svolta Ferrari può riscrivere le sorti di un Mondiale riaperto nei numeri e non solo
La doppietta Ferrari di Melbourne analizzata con la sapiente lucidità, e dopo l’iniziale e più che mai umano entusiasmo collettivo, porta in dote una proiezione tecnica di sostanza, capace di ribaltare in attesa di ulteriori conferme, o smentite, perfino il consolidato pensiero di un 2024 a tinte unicamente Red Bull.
A Maranello stanno lavorando per il futuro, quello di Hamilton e dei nuovi regolamenti che verranno introdotti a partire dal 2026, ma la sensazione è che abbiamo trovato l’equazione giusta per provare ad essere protagonisti già a partire da questo Mondiale.
La domenica perfetta vissuta all’Albert Park ha mostrato una SF-24 veloce, affidabile e con un passo gara a tratti inesplorato. Perfino la gestione gomme, di gran lunga più croce che delizia delle ultime stagioni ferrariste, ha finalmente convinto e l’apoteosi scandita dalle note dell’inno di Mameli ha le sfumature di un upgrade generale di cui Vasseur e i suoi sembrano essere sempre più artefici e sempre meno attori improvvisati.
Capitolo piloti, Sainz dopo l’exploit di Singapore dello scorso settembre ha consegnato un’altra cartolina, indelebile, al popolo ferrarista. Debilitato dall’operazione all’appendicite subita appena due settimane fa, ma ciò nonostante indomabile e capace, addirittura, di sverniciare sua maestà Verstappen al secondo giro di gara e prima che i freni della RB20 decidessero di appiedare il tre volte campione del Mondo.
Privarsene, privarsi di questo Sainz a fine anno, oggi, sembra un’eresia, e neanche l’infatuazione di vedere finalmente Hamilton vestito di Rosso in queste ore sembra attenuare i dubbi. Tuttavia, il tempo ci dirà e darà risposte ben più obiettive.
Leclerc, dal canto suo e malgrado il secondo posto alle spalle del compagno di squadra non migliori l’immagine di eterno incompiuto, consolida un inizio di stagione di sostanza, dopo il quarto e il terzo posto ottenuti rispettivamente in Bahrain e Arabia Saudita.
Oggi il monegasco è secondo nel mondiale a sole quattro lunghezze da Max Verstappen, con Sainz quarto e a undici punti di ritardo, ma anche con un gara in meno disputata (visto il forfait in Arabia, ndr). E nel costruttori, il distacco tra Ferrari e Red Bull dopo tre gare e ancora a vantaggio della seconda è sempre e di soli quattro punti.
A numeri che parlano di un Mondiale di fatto (ri)aperto, aggiungiamo che in tre gare sono quattro le auto di Maranello salite sul podio ed almeno una per ciascuna uscita. Ulteriore prova di una solidità di rendimento che oggi proietta la Ferrari verso qualsiasi obiettivo, senza paura di avventurarsene.
Le brutte notizie, a volerne trovare, sono che il primo ritiro di Verstappen dopo 43 gare non ridimensiona la bontà, straripante, del progetto Red Bull. Tornato ad una dimensione più umana dopo il fine settimana australiano, ma non per questo ridimensionato. La seconda, è che se il naufragio tecnico-mentale della Mercedes è ormai di strettissima attualità, altrettanto lo è la crescita di un McLaren giovane, brillante e ambiziosa.
Tutte varianti corrette e da tenere in considerazione già in vista del prossimo appuntamento, il 7 aprile nel tempio di Suzuka. Dove tutti torneranno a caccia di chi (Max e Red Bull) le ultime stagioni le ha praticamente dominate, ma con la consapevolezza, bella e dimostrata, di una Ferrari finalmente e di nuovo grande.
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