Mi manda Thiago Motta. Riccardo Calafiori è forse con Joshua Zirkzee il prodotto più prezioso del lavoro dell’annata dell’allenatore a Bologna. Perché che il 2002 fosse uno straordinario diamante grezzo era affare risaputo sin dalla Primavera della Roma. E i gravi infortuni ripetuti al ginocchio hanno contribuito a rallentarne l’esplosione. Ma quando la sua carriera, a soli 20 anni, sembrava aver imboccato il tunnel sbagliato, quello della mediocrità, tutto è cambiato in pochi mesi. Il Basilea prima, dove Riccardo ha ritrovato brillantezza e continuità. Il Bologna, soprattutto poi. Insomma il rosso e il blu nel destino. Ma ciò che ha reso inconfutabilmente Calafiori il difensore più appetibile del prossimo mercato estivo è la svolta tattica e il cambio di ruolo. Da terzino a centrale di una linea a 4, con grosse responsabilità in fase di costruzione e movimenti senza palla che lo rendono una soluzione ideale in futuro anche come braccetto di una difesa a 3. Nessuno è meglio di lui, con tanti rimpianti per chi qualche mese fa non ci ha creduto abbastanza.
Bologna, il futuro di Calafiori
Milan, Inter, Roma e tutte le altre potranno sempre farlo a luglio, meglio tardi che mai. Ma con una assegno molto più pesante, che non è detto che Sartori e Saputo, con gli incassi dell’ormai probabile qualfiicazione Europea e magari quelli di un altro paio di cessioni importanti, decidano di accettarlo. A meno che poi, esattamente come per Zirkzee e Ferguson, non sia Thiago Motta a volerlo per forza con sè nella sua prossima avventura.