Il caso Juan Jesus-Acerbi e il razzismo sempre sottovalutato

Un fatto è ormai assodato, in Italia il razzismo non è un tema che si può trattare col giusto e il caso Juan Jesus-Acerbi lo conferma. Dopo 48 ore, c’è chi ha fatto diventare la vittima il colpevole, chi ha deciso di dare maggior peso agli “intenti” piuttosto che al valore delle parole e chi preferisce attendere e capire, che cosa non si sa. Forse sì, Juan Jesus ha sbagliato, ha sbagliato ad arrabbiarsi così poco, ha sbagliato lui stesso per primo a minimizzare l’accaduto e ha dato spazio anche al revisionismo.

Acerbi si è scusato con Juan Jesus o forse no

Aveva placato immediatamente le polemiche nel post partita Juan Jesus. Nonostante con Acerbi ci sia stato uno scambio di opinioni piuttosto chiaro e lo stesso difensore brasiliano avesse riferito in maniera inequivocabile l’accaduto all’arbitro, a 24 ore dal fattaccio il brasiliano è dovuto tornare sui suoi passi. Lo ha scritto a chiare lettere, senza fraintendimenti, il pesante insulto che gli avrebbe rivolto il giocatore dell’Inter. Il giocatore del Napoli lo ha fatto in conseguenza di un pomeriggio in cui Spalletti si era confrontato con l’interista arrivando alla conclusione, poi riferita in conferenza, che non ci fosse razzismo. Una giornata in cui Acerbi, dopo le immagini del chiarimento con Juan Jesus, si era allontanato dalla ricostruzione dell’episodio, confermando che era stato il brasiliano a fraintendere.

Ora, delle due l’una: o Juan Jesus ha sentito male e poi non ha nemmeno compreso le scuse oppure Acerbi dopo essersi scusato in campo, fuori dal campo ha deciso di cambiare versione per “salvarsi”. Il caso e l’accusa sono troppo grandi per prenderli sottogamba. Eppure c’è chi ha voluto provare a fare il professore affermando che la vittima di un abuso, comunque ancora da verificare, avesse in qualche modo sbagliato a denunciare. Juan Jesus ha ragione a lamentarsi perché lui aveva provato a chiudere immediatamente il caso, mentre chi lo ha ferito. E mentre la condanna dovrebbe essere unanime si continua a tentare spaccare il capello in quattro di fronte ad un comportamento che appare scorretto. Alla Procura FIGC, ora, l’onere di prendere i provvedimenti adeguati.

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