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Editoriale Calcio

Allegri e Mou: similitudini sinistre… e il popolo bianconero ha già deciso!

I cavalli si vedono alla fine. I suoi di cavalli vincono sempre o quasi. Lui, invece, è nel momento più buio della sua carriera. Ed è come se fosse un cavallo con i paraocchi. Max Allegri non guarda e non sente nessuno, anzi è in guerra aperta contro tutti. E questo alla squadra fa male. Perché di calcio da quanto è tornato sulla panchina bianconera se n’è visto pochissimo. Eppure l’Allegri di una volta non era così. Non di certo quello del Milan, né quello della prima Juventus. E non solo perché a quei tempi vinceva. Adesso per difendersi attacca o si aggrappa ad alibi extracalcistici. Ma di gioco non parla, perché la sua Juve non gioca più. O forse non ha mai giocato. E non è solo una questione di tridente o no. Gli stessi giocatori sembrano averlo mollato, la società non parla. Anche Giuntoli non si sente più, e non è un segnale trascurabile. Servirebbe qualcuno o qualcosa per scuotere l’ambiente, anche perché l’ambiente inteso come tifo non ne può più. E la favola di un organico tanto al di sotto delle altre grandi non regge più. Pressione e tensione sono alle stelle. La Juve con la sua media da retrocessione rischia di rovinare un ingresso in Champions che sembrava praticamente certo. E alla ripresa dopo la sosta ci sarà la trasferta all’Olimpico contro la nuova Lazio di Tudor. Quel Tudor che in passato era stato avvicinato alla panchina bianconera. Allegri per il momento rimane in sella, ma il futuro sembra già scritto.

E sembra tutto dannatamente simile alla parabola di Mourinho a Roma. Anche la Juve cambierà esattamente come ha fatto la Roma, anzi deve cambiare. E lo deve fare con l’aiuto di Allegri. Perché è vero che non tutti si chiamano Sarri e non tutti sono pronti a rinunciare allo stipendio, e che stipendio, ma arriva sempre un momento nella vita e nel lavoro in cui qualcosa o qualcuno ci costringe a guardarci allo specchio ed è in quel momento in cui devi farti un’analisi profonda e un esame di coscienza. E’ in quel momento in cui devi dirti la verità e assumerti la responsabilità. E’ quello che deve fare Allegri perché da quasi 3 anni questa Juve non ha un’identità e anche lui l’ha persa comportandosi in questo modo. La Juve non si riconosce più e noi non riconosciamo più Allegri. Meglio dirsi addio. Dimenticavo, a proposito della querelle tra giornalisti sull’allenatore della Juventus. Tutti noi abbiamo delle simpatie per una squadra piuttosto che per un allenatore perché magari legati da un’amicizia e ci sta e non c’è niente di male. Il segreto è non perdere lucidità e obiettività. Mai.

Redazione Sportitalia

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