Il ricordo di Marco Simoncelli è ancora fortissimo in chi lo ha conosciuto: le parole di Paolo Beltramo
Affezionarsi ad atleti che sono in grado di emozionarci con le loro imprese in pista può essere più che naturale, a maggior ragione nel caso di Marco Simoncelli, campione sia in pista che dal punto di vista umano che ci ha lasciato nel 2011.
Pensare che siano trascorsi quasi 13 anni pieni dalla sua scomparsa sembra essere quasi impossibile, soprattutto perchè non mancano le occasioni in cui in tanti fanno il possibile per ricordarlo. Chi lo ha amato non può che essere dispiaciuto, soprattutto perchè in tanti lo ritenevano l’erede naturale di Valentino Rossi.
Chi ha avuto modo di conoscere Marco Simoncelli sa bene quanto la sua passione per le moto fosse fortissima e quanto lui si augurasse di scrivere pagine importanti nella storia del Motomondiale. Sembrava avere tutte le carte in regola per poterlo fare, ma l’incidente di cui è stato vittima in Malesia ha spezzato tutti i suoi sogni e quelli degli addetti ai lavori che credevano in lui.
Marco Simoncelli è ancora nel cuore di tantissime persone: il racconto di Beltramo
In tante occasioni si cerca comunque di tenerne vivo il ricordo, soprattutto da parte di chi ha avuto modo di frequentarlo dentro e fuori la pista, dove si è fatto apprezzare per la sua genuinità e la capacità di strappare un sorriso a chi era a lui vicino. Emblematico è il racconto fatto da Paolo Beltramo, il giornalista che per anni è stato a bordo pista e che era per questo riuscito a stringere un bellissimo rapporto con lui.
“Lui era spontaneo, cercava sempre di comportarsi in modo naturale – sono state le sue parole in occasione della serata organizzata nell’ambito dell’edizione 2024 della Segavecchia dallo staff di “Rombi di Romagna” a Forlì -. Lui è certamente il pilota a cui ho voluto più debole, era un mio amico, l’amicizia può essere del resto considerata una forma di amore. Era davvero una persona semplicissima”.
Ancora adesso il giornalista non nasconde di essere addolorato ripensando al suo tragico destino: “Vedo il suo numero di gara, il 58, apparire ad esempio nel conta chilometri, in cartelli o sull’orologio – ha detto ancora -. Marco secondo me c’è ancora perchè continuiamo ad abbracciarlo, tenendolo vicino a noi con il nostro affetto. Io penso a lui tutti i giorni e più di una volta, mi manca da morire”.
Beltramo ha quindi concluso: “Sono convinto che avrebbe potuto vincere il campionato anche in MotoGp, per me avrebbe potuto essere ancora in pista anche oggi che avrebbe 37 anni. Il suo modo di correre e la sua personalità hanno fatto centro nel mio cuore. Mi consolo pensando che se ne sia andato mentre era in moto, cosa che lui amava tantissimo”.