Mark Iuliano, ex difensore che in Serie A ha vestito la maglia della Juventus per otto stagioni, è stato intervistato da Andrea Zenga ai microfoni di LeoVegas.News. Dagli esordi in Serie B con la Salernitana fino al trasferimento nella sua squadra del cuore, la Juventus, Iuliano ha rivissuto la sua incredibile carriera che lo ha visto vincere scudetti, coppe europee fino a sfiorare la vittoria dell’Europeo con l’Italia nella sfortunata finale contro la Francia ad Euro 2000. L’intervista integrale è disponibile sui canali digitali di LeoVegas.News.
Gli inizi di carriera sono stati difficili fino all’arrivo alla Salernitana: “La Salernitana è stato il primo amore, anche perché mi avevano scartato tutte le squadre del sud Italia e avevo già 16 anni. Mi prendono ma con il punto interrogativo, faccio un anno e mezzo al settore giovanile, poi fortunatamente c’era un allenatore che giocava in maniera difensiva e iniziai a giocare molto di più, feci due anni da titolare in Serie C”. Il suo percorso lo porta in prestito prima a Bologna e poi a Monza, il ritorno a Salerno è stato particolarmente importante: “Mi rimaneva un anno di contratto e per fortuna quell’anno c’era Delio Rossi in panchina, fu il primo allenatore ad insegnarmi a giocare a calcio, mi trovai in una squadra che giocava a memoria, feci due anni stupendi – un anno con Delio Rossi e un altro con Franco Colomba – che mi diedero l’opportunità di arrivare alla Juventus, la mia squadra del cuore”.
L’inserimento in una squadra piena di campioni è stato più facile del previsto perché “erano i campioni d’Europa, è stato tutto naturale, era un contesto pieno di campioni e non lo erano solo in campo ma anche come persone. Arrivai con Amoruso, Vieri, Zidane, Montero e ci siamo integrati subito, perché allora la Juve era una famiglia allargata”. Il campione che più lo ha impressionato “è stato Zinedine Zidane, veniva dall’Europeo del ‘96 dove non aveva fatto bene, era molto giovane e timido, ci chiedevamo tutti come sarebbe andato alla Juve e dopo la prima partitella ci siamo guardati e abbiamo detto “questo è un mostro”. Non riuscivamo a togliergli la palla, leggeva il gioco prima degli altri, tra tanti campioni con cui ho avuto l’onore di giocare lui è stato il più incredibile di tutti”.
I ricordi passano poi alle vittorie più belle, come lo scudetto del 1996: “È stato il più emozionante e il più importante, poi avevo fatto io il gol scudetto nella trasferta di Bergamo. La gioia di vincere subito il primo anno rimarrà sempre nel mio cuore, anche se poi ho vinto anche altri trofei importantissimi, sono molto legato al primo scudetto”. Tra le sconfitte, invece, le tre finali di Champions perse sono state difficili da digerire, “in particolar modo la prima finale di Champions, è stata dolorosissima perché nel primo anno di Juve avevamo vinto tutti i trofei, la Champions era la ciliegina sulla torta, noi arrivavamo da favoriti ma nella partita secca non sai mai come va a finire, con il passare di tutti questi anni devo ammettere che non è ancora facile accettare quella sconfitta. È stata una botta tremenda”.
Ma i ricordi si addolciscono nuovamente quando si cita la data del 5 maggio 2002, “un ricordo dolcissimo, perché era uno scudetto insperato, l’Inter aveva fatto un campionato straordinario, nel finale di stagione noi avevamo trovato una quadratura, eravamo in ottima forma fisica e ci abbiamo provato, è stato uno scudetto speciale proprio perché insperato”.
In Nazionale Iuliano ha collezionato 19 presenze, tra cui l’indimenticabile semifinale Italia-Olanda, “una delle più grandi vittorie del calcio italiano, perché affrontavamo una squadra stratosferica, piena di campioni, che giocava in casa. Giocare in 10 per cento minuti contro questa squadra è stata veramente dura, ma eravamo una squadra molto unita, arcigna, siamo riusciti a portare la partita ai supplementari – dove abbiamo avuto più occasioni noi – e ai rigori il destino volle che loro non riuscissero a segnare, grazie ad un Toldo in versione Superman”. Meno bello il ricordo dell’ottavo di finale del Mondiale 2002 contro la Corea del Sud e la conduzione dell’arbitro Byron Moreno: “è incredibile quello che è successo quella sera, non ha nulla a che fare con il calcio ed è incommentabile, non ci credevo a quello che accadeva, espulsioni, rigori, non era calcio”. Chiusura sul ricordo più bello della carriera, su cui Iuliano non ha dubbi: “naturalmente quando sono andato alla Juventus è stato il giorno più bello. Questo era il mio sogno da bambino”.