6 punti raccolti nelle ultime 7. Oppure 15 persi per strada. Da qualsiasi prospettiva li si guardi, sono quasi numeri da incubo per la Juve. Peggio in media di una squadra che lotta per la salvezza nello stesso segmento di tempo. E no, non basta la prestazione complessivamente positiva contro l’Atalanta, quantomeno sul piano dell’atteggiamento.
Il pari con l’Empoli allo Stadium sembra aver avviato una maledizione che ha sgretolato le ambizioni bianconero. E se non fosse stato per lo slancio di Rugani al 95’ contro il Frosinone parleremmo quasi di un mese e mezzo drammatico con tinte horror. L’impressione è che si sia rotto qualcosa, difficilmente riparabile da qui a maggio. Eppure, il modo o il collante per farlo va trovato, perché al di là della qualificazione in Champions League – comunque tutt’altro che matematica, ma molto probabile dato il coefficiente UEFA che sorride alle italiane – i bianconeri deve ancora giocare una semifinale di Coppa Italia. La crisi per ora però prosegue benché quella della Lazio, avversaria ad aprile nel penultimo atto, faccia esattamente altrettanto. A proposito di numeri da incubo, tanto per i bianconcelesti quanto per la Juve.
Il compito di Allegri rimane comunque quello di risollevare innanzitutto i suoi, in una fase delicata, in un ambiente che sembra aver smarrito quasi ogni traccia di entusiasmo. E forse anche di pazienza nei confronti del tecnico, nonostante lo striscione e gli applausi nell’ultima gara. Ma d’altronde la storia non mente e non si cambia. È il futuro ciò su cui la Juve deve prendere la mira, per mettere in fretta in archivio tre anni molto più che complicati.