Fa male, certo, ma è la dura legge della Champions League: l’Inter perde contro l’Atletico Madrid ai calci di rigore e saluta la massima competizione europea dopo gli ottavi di finale. Una sconfitta che fa male per molteplici motivi: per la forma fisica della squadra, per il vantaggio conquistato nella gara d’andata e per le ambizioni che la società aveva, consapevole di poter bissare lo splendido cammino dello scorso anno, quando la formazione di Simone Inzaghi è arrivata in finale venendo poi sconfitta dal Manchester City.
L’Inter può recriminare sia per la gara d’andata, quando forse bisognava sfruttare più occasioni, sia per la sfida di ieri sera. I nerazzurri non hanno fatto ciò che stanno eseguendo alla perfezione da inizio stagione: giocare a calcio senza paura e con aggressività. Certo, l’Inter ha avuto diverse occasioni importanti che – se fossero state concretizzate – staremmo qui a parlare di un’altra partita, ma l’impressione è che la formazione di Inzaghi sia mancata nei momenti decisivi della partita e abbia subito la squadra spagnola, cercando contromisure che però hanno portato solo ulteriore confusione. Le occasioni capitate a Marcus Thuram e Nicolò Barella avrebbero potuto cambiare la partita, ma l’Inter è mancata in diverse altre fasi di gara.
Forse potevano essere gestiti meglio i minuti successivi al gol di Federico Dimarco, oppure gli ultimi minuti di gara quando Inzaghi ha cercato in tutti i modi di posizionare al meglio la zona difensiva dei suoi, puniti però da una grande intuizione di Koke e un gran gol di Memphis Depay. In Champions è sempre questione di dettagli e di attenzione e anche ieri sera c’è stata questa importante conferma: l’Inter saluta la competizione europea perché nella serata più importante dell’anno non ha giocato da Inter. Ora bisognerà concentrarsi sul campionato, nonostante un +15 che fa star tranquilli tutti. Bisognerà però dimenticare in fretta questa sconfitta, per evitare contraccolpi psicologici.
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