Questione di attenzione, questione di dettagli, questione di coraggio. Una serie di molteplici fattori ha portato il Napoli all’eliminazione dagli ottavi di Champions League, dopo la sconfitta per 3-1 contro il Barcellona nella gara di ritorno, risultato che arriva dopo l’1-1 della gara di andata. I partenopei ci hanno provato, sì, ma alla fine hanno pagato la scarsa attenzione e la poca maturità offerta soprattutto dopo la prima rete blaugrana.
Una sconfitta, quella degli azzurri, che però parte da lontano: Francesco Calzona ha provato, in pochissimo tempo, a costruire qualcosa di lineare nonostante di lineare, in questa stagione del Napoli, ci sia stato davvero poco. Dalla precedente gestione tecnica alla gestione societaria, con Aurelio De Laurentiis che è il simbolo primario della confusione che sta assorbendo tutte le energie del club. Il Barcellona, quest’anno, ha dimostrato molti limiti: ieri sera sembrava una squadra quasi imbattibile, per meriti propri e per demeriti del Napoli, che nonostante una buona reazione nella seconda parte del primo tempo e all’inizio della seconda frazione di gioco, è stato prigioniero dei propri fantasmi.
Poi si può discutere sulla mancata revisione al VAR del contatto che ha visto protagonista Victor Osimhen, ma ora poco conta: ciò che resta al Napoli sono le briciole, perché ormai la stagione è chiusa a marzo ed è questo il vero fallimento dei partenopei. Mai la detentrice dello scudetto aveva fatto così male, ieri sera è stata la tappa finale di uno spettacolo evitabile, è calato il sipario su una stagione in cui tutte le scelte sono state discutibili. Calzona, in un ambiente clamorosamente agitato, ha provato a fare il massimo e anche ieri sera qualcosa di buono si è visto: forse, però, era troppo tardi per chiunque provare a dare ancora un senso a quest’annata che si chiuderà in maniera negativa.