Un’infortunio terrificante lascia sotto choc tutto il mondo dello sport: ancora oggi è in sedia a rotelle e ha comunicato tutto il suo dolore
Qualsiasi sportivo deve fare costantemente i conti con i limiti del proprio corpo, sfidarli e andare oltre, per quanto possibile, per raggiungere i massimi risultati.
E così ha fatto per anni anche Aleksander Aamodt Kilde, uno sciatore alpino norvegese capace di vincere una Coppa del Mondo generale, di due Coppe del Mondo di discesa libera, di due Coppe del Mondo di supergigante e di una Coppa Europa. Un fenomeno, dunque, nei limiti di questo termine, nella sua disciplina che ora, a 31 anni, si è dovuto fermare per via di un terribile infortunio, anzi di un incidente drammatico da cui non riesce a riprendersi.
I fatti risalgono a circa due mesi fa a Wengen, quando in discesa il campione era stato protagonista di una caduta da film horror che gli ha procurato danni enormi. La ferita profonda alla gamba destra ha subito preoccupato i sanitari che gli hanno applicato il laccio emostatico per far sì che non perdesse troppo sangue, prima di trasportarlo in elicottero per i soccorsi del caso. A distanza di diverse settimane, il recupero procede a rilento, dato che Kilde è ancora bloccato su una sedia a rotelle e non può forzare la sua riabilitazione per paura di affaticare nervi e muscoli.
Per il momento, di tornare sugli sci a velocità estreme proprio non se ne parla. Kilde ha rivelato le sue sensazioni in questo momento così difficile in un’intervista al giornale tedesco ‘Frankfurter Allgemeine’.
“La vera sfida per me ora è riuscire ad alzarmi dalla sedia a rotelle. Non ero preparato a tutto questo“, ha subito detto lo sciatore. Ha anche precisato che lui e tutti i suoi colleghi conoscono bene i rischi che corrono, ma è ben diverso dal ritrovarsi all’improvviso nelle sue condizioni. E poi conclude con una certa dose di amarezza: “La verità è che il mio corpo non era pronto per sostenere lo sforzo nelle curve finali. Adesso l’ho imparato”.
Kilde è atteso da un recupero particolarmente difficile e non può forzare i tempi per far sì di non peggiorare ulteriormente la situazione. D’altronde può succedere anche questo nella vita di un campione, anche se nessuno spera di essere mai così sfortunato.
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