+16 sul Milan, + 17 sulla Juventus, + 24 sulla quarta (zona Champions) + 31 sui campioni d’Italia in carica, +61 sulla squadra che chiude la classifica di serie A. D’accordo che l’Inter è impazzita ma fino a due mesi fa sembrava un discorso ancora aperto. In 50-60 giorni sono arrivate botte da tutte le parti. Simone Inzaghi si è strappato la camicia e ha mostrato il petto. Vediamo chi è più forte. Pioli si è nascosto dietro l’angolo ma sapeva di non gareggiare, Allegri ha iniziato a scappare per paura di prenderle. E le ha prese di santa ragione. Scavalcato anche dal Milan, l’allenatore della Juve si sta giocando in questo finale di stagione la conferma per il prossimo anno nonostante il contratto. Ci aveva illuso fino a Natale, poi si è perso via ed è tornato quello di sempre da quando ha deciso di tornare sulla panchina bianconera. Non ci sono ragioni: in estate, un anno dopo dal suo arrivo, Giuntoli deve fare la rivoluzione. L’allenatore, lo staff e servono 5-6 calciatori da Juventus. Se Elkann ha deciso di ridurre la Juve in squadretta di Provincia lo dica subito ma se ha ripreso il posto del cugino Andrea per fare una grande Juve e sistemare i conti allora deve darsi una mossa e ascoltare chi è stato capace addirittura di portare uno scudetto a Napoli. Non si deve parlare di rivoluzione estiva, a Torino, ma certamente serve un cambio drastico. La squadra non è all’altezza in diversi reparti e l’allenatore è cotto. Si è riperso di nuovo. Sembra un navigatore sotto la galleria. Il problema è che la sua carriera da quando è tornato sembra una continua Milano-Sanremo: piena di gallerie. E addio navigatore o la bellezza del tom tom. Anche il primo gol dell’Atalanta non è accettabile se sei la Juventus e giochi in serie A. Ok seguire la moda e mettere un uomo a fare il pagliaccio sdraiato come un coccodrillo perché ormai si porta ma addirittura sprecare un uomo stravaccato a terra e non accorgersi che in area ci sono 3 della Juve e 4 dell’Atalanta. Le basi. Chi marca l’uomo libero? Vedete che siamo uno in meno? Punizione battuta bene, uomo che si libera e calcia perfettamente, gol 0-1. E quello a terra continua a sognare i coccodrilli.
Un passaggio rapido su quello che sta accadendo al Presidente Federale Gabriele Gravina. Premessa: gli auguriamo di uscire presto dai Tribunali perché, seppur con visioni calcistiche diverse, quando un uomo di calcio finisce indagato dalla Procura della Repubblica non è mai bello. Crediamo nella sua innocenza e sarebbe davvero folle sporcarsi eticamente per 200-300 mila euro o anche 1-2 milioni. Tutti vogliamo fare soldi, tanti, ma sappiamo che c’è una linea che non va mai superata. Le accuse sono pesanti, per questo occorre una grande difesa per uscirne indenne. Gravina, però, per il sistema deve essere coerente con le sue decisioni. Quando ci sono stati i casi Criscito, Fagioli e Tonali la FIGC, giustamente, è intervenuta subito con sospensione dei calciatori ed espulsione momentanea da Coverciano. Se questa legge vale per i calciatori, a maggior ragione deve essere rispettata dal numero 1 del sistema. Gravina non deve dimettersi ma auto sospendersi in attesa di dimostrare la sua completa estraneità dei fatti. Lo diciamo senza dietrologia perché come sapete se dobbiamo metterci la faccia siamo i primi a farlo. Gravina da quando è diventato Presidente della FIGC ha sbagliato due cose: credere di essere infallibile e si è circondato di professionisti sbagliati. Lui non è male come persona e neanche come dirigente. Siccome le accuse sono pesanti dovrebbe difendersi senza occupare un ruolo cosi importante.
In chiusura i fatti di Lecce. La premessa è che i salentini, da mesi, si sono persi e si stanno buttando via. Stanno buttando al vento una serie A preziosissima per tutto il territorio. La squadra non c’è e l’allenatore ha perso la bussola ma addirittura farla finire in rissa non aiuta squadra e società. D’Aversa affossa il Lecce e la sua carriera. Gesto stupido e plateale. Le scuse, dopo 3 ore, non bastano mentre è giusto il comunicato della società che ne prende le distanze. Farlo dopo una sconfitta interna con il suo vecchio “capo” Baroni rende il tutto tragico. Dare queste soddisfazioni a Baroni è un autogol senza precedenti. Ci sarà la maxi squalifica e il Lecce non può fare a meno del suo allenatore per le prossime gare decisive per la salvezza. La piazza contesta, la tifoseria è calda e l’allenatore perde la testa. Un crollo così nessuno lo avrebbe immaginato ma, nonostante tutto, il Lecce può ancora farcela. Nascondere la polvere sotto il tappeto non serve. Bisogna prendere la situazione di petto e provare a salvare il salvabile. La serie A va difesa con i denti. A patto che il Lecce non decida di continuare a suicidarsi. D’Aversa potrebbe essere oggi arrivato ai titoli di coda. Il vero problema è che non ci sono allenatori all’altezza in questa triste serie A.