Abbiamo i migliori tecnici, ma la peggiore organizzazione: il ranking Uefa dice questo. Colpa delle istituzioni. Gravina si doveva dimettere ma non per la melma che arriva da Perugia: che vengano svelati i mandanti delle oscure trame pallonare

Ecco la classifica del ranking Uefa aggiornata al 7 marzo 2024 dopo Milan-Slavia e Maccabi-Fiorentina:
ITALIA, 16.571
Germania, 15.500
Inghilterra, 14.625
Francia, 14.416
Spagna, 13.437
Repubblica Ceca, 13.000
Belgio, 12.400
Turchia, 11.500
Portogallo, 10.166
Olanda, 10.000
Attualmente Italia e Germania avrebbero una squadra in più nella Champions 2024/2025 grazie ai primi due posti in classifica. Il margine dell’Italia è considerevole mentre Germania, Inghilterra, Spagna e Francia si contendono il secondo posto. È la fotografia di un calcio italiano che risponde sul campo attraverso la propria capacità tattica rispetto alle lacune organizzative che riguardano istituzioni sportive, istituzioni politiche e club. È come se ci fosse una divaricazione fra dottrina calcistica e la capacità di calarla in maniera idonea sul territorio. Insomma siamo i più bravi nello studio e i nostri tecnici ne sono la dimostrazione, ma assolutamente impreparati nelle strutture e nelle capacità marketing. La speranza è che il vento di nuove proprietà porti anche quel tasso di innovazione che rilancerebbe il nostro campionato adeguandolo al modello inglese che ha volumi economici quadrupli rispetto al nostro. Per riuscirci, la serie A dovrebbe procedere in autonomia come avviene per la Premier senza per questo trascurare quella mutualità che avvantaggerebbe (molto più di ora) tutte le altre categorie. Non più una politica che proviene dal basso, con tutti i suoi pantani burocratici, ma una visione che, partendo dal vertice, faccia scuola a livello didattico e che, allo stesso tempo, produca spettacolo. Ma è possibile supporre un cambiamento con quanto sta succedendo adesso?
I veleni attorno al presidente Gravina probabilmente nascono dallo stesso mondo calcistico ad opera di personaggi veramente squallidi di cui verremo certamente a conoscenza. Sul presidente federale abbiamo spesso espresso il nostro pensiero critico invocando più volte le sue dimissioni, ma siamo altrettanto determinati nell’attenerci al garantismo. Non ci piacciono i dossier killer elaborati apposta per colpire un avversario o un presunto “nemico” da abbattere. Speriamo che finisca anche quest’epoca di vigliaccheria accusatoria perché è troppo grande il rumore di illecito che proviene dall’inchiesta di Perugia. E probabilmente si toglierà un velo opprimente su alcune vicende che hanno riguardato il nostro calcio spesso colpito chirurgicamente e, adesso lo sapremo, persino su commissione.
Paolo De Paola

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